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Il borghese fa il mondo. Quindici accoppiamenti giudiziosi
Quindici accoppiamenti giudiziosi tra Melville e Huysmans, Sterne e Dostoevskij, Conan Doyle e Simenon, Manzoni e Leopardi, Svevo e Roth e molti altri.\r\n\r\nSecondo alcuni il mondo è una biblioteca; ma se persino le stelle fisse, fisse non sono, allora una biblioteca non sarà un luogo ordinato quanto piuttosto un tentativo, una possibilità, una sfida all'ordine. Il borghese fa il mondo davanti ai suoi libri, ma i suoi libri lo guardano, lo impensieriscono e lo provocano fino ad annientarlo. Questo libro, scaturito dal lavoro che l'Opificio di Letteratura Reale di Francesco de Cristofaro e Giovanni Maffei ha condotto negli ultimi anni, studia l'immaginario della borghesia attraverso un ampio corpus di opere, giudiziosamente accoppiate, suddivise in tre movimenti (il borghese / fa / il mondo) e infine indagate con spirito libero: per esempio, la solitudine di Robinson si rispecchia in quella di Gesualdo, Maigret e Sherlock Holmes pipano in compagnia, la silhouette di Tristram Shandy è risucchiata dal sottosuolo di Dostoevskij, Barry Lyndon duella con i duellanti di Conrad, il borghese gentiluomo si pavoneggia al fianco di Totò-Sciosciammocca. Ancora, i villeggianti goldoniani conversano con il commesso viaggiatore Willy Loman; e il farmacista Homais, già segreto beniamino di Flaubert, flirta mostruosamente con Homer Simpson.
EUR 33.25
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Urbanistica oggi. Piccolo lessico critico
«Le voci di questo piccolo lessico critico sono da intendersi come una “mossa di apertura” per alimentare una discussione, paziente ma anche generosa, sulle possibilità e sui limiti del discorso e del fare urbanistica, oggi, in Italia e in Europa»\r\n\r\nQuali sono le parole chiave per pensare le pratiche urbanistiche oggi? A partire dalla voce «abitare» fino a «welfare», passando per «conoscenza», «crisi», «democrazia», «disuguaglianza», «potere», l'autore individua trentaquattro argomenti che tracciano una mappa concettuale utile ad affrontare i nodi critici del fare urbanistica nel nostro tempo. Emergono così le principali questioni legate all'attuale situazione economica (la crisi tuttora in corso delle economie e dei mercati urbani nei paesi occidentali), al contesto culturale (le difficoltà poste alle istanze universalistiche entro le quali l'urbanistica si è formata in un contesto di radicale pluralismo delle identità e delle popolazioni) e allo stato disciplinare (la condizione di scarsa legittimazione e di inadeguatezza degli strumenti operativi dell'urbanistica nell'attuale situazione politica e istituzionale). L'urbanistica viene intesa qui come un ponte a partire dal quale contribuire al dibattito pubblico sui nessi tra città, società, economia e politica. Le voci diventano uno spunto per una riflessione sul senso delle forme tecniche e istituzionali dell'azione di regolazione e progettazione della città e dei territori, una riflessione volta a riconfigurare il ruolo dei saperi e delle pratiche urbanistiche in Italia e in Europa, a partire da una rivisitazione complessiva del proprio senso, dei propri strumenti tecnici, delle proprie istanze politiche e sociali.
EUR 16.15
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Storia dell'emigrazione italiana. Vol. 2: Arrivi.
L'emigrazione italiana nel mondo ha rappresentato uno dei tratti più peculiari dell'intera storia dell'Italia contemporanea. Il fenomeno migratorio non ha inciso solo sull'economia italiana, ma sulla costruzione stessa della cultura e dell'identità del paese. L'intento di quest'opera, commissionata dal Comitato nazionale di celebrazione "Italia nel mondo", è quello di sintetizzare l'intera vicenda della nostra emigrazione all'estero.
EUR 19.00
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Fondazioni e sviluppo locale
Le fondazioni di origine bancaria sono un soggetto importante del nostro paese \r\nEsse nascono dalla privatizzazione del sistema bancario avviata con la legge Amato del 1990. La loro natura è ibrida: enti privati con finalità pubbliche, che si manifestano, a livello locale, attraverso interventi nei settori dei beni culturali, dell'assistenza sociale, del volontariato e della beneficenza, della salute e in generale dello sviluppo locale. Un'azione fondamentale, che spesso è poco riconosciuta, quando non criticata. Ma è proprio in questa fase di globalizzazione, foriera di tensioni per i territori, che le fondazioni, ad essi così strettamente legate, possono rinnovare il proprio ruolo e insieme contribuire al rilancio dello sviluppo locale: ascesa e declino di un territorio dipendono infatti dalla capacità di ridefinire la sua identità per adattarla e rispondere alle sfide esterne. La ricerca alla base del presente volume si è posta l'obiettivo di individuare e di sperimentare (attraverso un progetto che ha coinvolto un numero limitato ma rappresentativo di fondazioni) la strada più efficace per consolidare il ruolo di queste istituzioni nello sviluppo locale, ad esse affidato come obiettivo prioritario dalla legge. Cruciale risulta la responsabilizzazione della leadership a tutela degli interessi collettivi, accompagnata da una gestione selettiva e focalizzata delle risorse, all'interno però di una strategia di sviluppo che promuova la cooperazione tra i vari attori locali e trasformi il territorio, da «arena» in cui interagiscono diversi attori, in un vero e proprio «soggetto collettivo».\r\nPrefazione di Giuseppe Guzzetti. Con la collaborazione di Filippo Barbera, Alberto Gherardini, Emmanuele Pavolini, Marcello Pedaci.
EUR 31.35
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Nicola Chiaramonte. Una biografia
Vincitore del Premio Acqui Storia 2018\r\n\r\nNicola Chiaromonte (1905-1972) è stato un intellettuale scomodo del nostro Novecento, un pensatore antitotalitario impegnato in una strenua lotta contro ogni forma di negazione della libertà individuale. Si trattava di una scelta di vita, frutto di una prematura ribellione al conformismo spersonalizzante dell'Italia fascista, che gli valse un lungo esilio, in Francia e negli Stati Uniti. Questo libro, frutto di anni di ricerca condotta negli archivi e sulle carte personali di Chiaromonte, ne restituisce l'itinerario, intellettuale e politico, a partire proprio dall'esperienza dell'esilio, maturata in gioventù e messa a frutto come occasione per allargare i propri orizzonti culturali, anche attraverso il confronto con alcune straordinarie figure come Andrea Caffi, Carlo Rosselli, Gaetano Salvemini, Angelo Tasca, Ignazio Silone, André Malraux, Albert Camus, Dwight Macdonald, Mary McCarthy, Hannah Arendt, per citarne solo alcune. Ma l'esilio fu nel suo caso qualcosa in più: una condizione psicologica strutturante, la sensazione di non appartenere mai al luogo in cui si è. Questo sentimento non lo abbandonerà neppure quando, nel 1953, farà ritorno in Italia. Presentazione di Paolo Marzotto e prefazione di Paolo Soddu.
EUR 27.55
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Manet e il naturalismo nell'arte
«Se mi si chiedesse quale nuova lingua parla Édouard Manet, risponderei: parla una lingua fatta di semplicità e di equilibrio. La nota da lui portata è quella nota bionda che riempie di luce la tela... che procede per grandi insiemi e traccia solo le masse». Quando la luce della pittura inaugurata da Manet esplode nelle sale delle esposizioni ufficiali come in quelle degli artisti «rifiutati», pubblico e critici conformisti ghignano, deridono, imprecano. A difendere Manet e, accanto a lui, quelli che cominciano a essere definiti pittori impressionisti, c'è Émile Zola. Lucido e ironico, lo scrittore si fa testimone della nascita di una rivoluzione, di uno dei cambiamenti più esaltanti e profondi che l'arte abbia mai conosciuto: ma il suo scopo non è mai la difesa polemica, bensì lo svelamento della coscienza estetica del suo tempo, «l'accettazione dell'arte tutta intera» in quanto «epopea della creatività umana». Nelle sue cronache dei "Salons" del 1866 e 1868, scorrono così le giurie ottuse e «sanguinarie» come i grandi esclusi; pittori e scultori, naturalisti, realisti o paesaggisti; Monet e Cézanne, Degas e Renoir. Il suo cuore però batte per Manet, «uno dei volti più originali e sinceri dell'arte contemporanea», l'uomo che, pur nel tumulto e nello scandalo, dipinge quadri «biondi e luminosi», capace di portare avanti un lavoro «analitico e vigoroso», allo stesso tempo aspro e dolce. Tra le pieghe della battaglia per una visione estetica libera, emergono prepotenti anche le poetiche di Zola scrittore, così vicino a Manet, il quale non intende dipingere la bellezza assoluta, ma «tradurre» nel suo particolare linguaggio quello che gli occhi vedono, oltre le convenzioni e i falsi pudori. A proposito di "Olympia", il ritratto della giovane prostituta che tanto aveva scandalizzato i parigini del tempo, Zola scrive: «Quando i nostri pittori...
I miei quadri raccontati da me
Guidato dalle preziose introduzioni ai dipinti scritte dal curatore, in un percorso che segue l'intera vicenda biografica di Van Gogh, il lettore scoprirà - attraverso le parole stesse dell'artista, con le sue lettere, gli schizzi e i disegni preparatori - aspetti ignoti, se non a pochi specialisti, circa l'avventura artistica e umana di un vero gigante dell'arte contemporanea.\r\n\r\n\r\nFu lo stesso Vincent van Gogh - nelle lettere che scrisse lungo gli anni - a parlare minuziosamente dei suoi dipinti. Spiegò come e perché li fece; ne descrisse i colori e le emozioni che provava nel realizzarli; disse pure cosa sperava e voleva che suggerissero in chi li guardava. Precisò a quali pittori del passato si ispirava e a quale genere di nuova arte mirava, impegnandosi con tutte le sue forze per realizzarla. Creò tutto un universo visionario che - lui vivo - solo pochissimi seppero comprendere; ma che costituì un linguaggio quanto mai originale: anticipò e fondò l'evoluzione della pittura moderna. Le sue lettere a familiari e amici sono una testimonianza preziosa, di grande valore letterario, critico e umano. A distanza di più di un secolo, Van Gogh è universalmente riconosciuto come uno dei maggiori artisti della sua epoca. Eppure quando morì, a soli trentasette anni, Vincent era ancora un artista «esordiente», che aveva partecipato a pochissime mostre ed era riuscito a vendere appena qualche decina di opere. Strano destino in vita, per un artista che dopo la morte si sarebbe ritrovato, in pochi decenni, a essere considerato uno dei pittori più importanti della sua generazione, e il vero anticipatore dell'arte moderna. Van Gogh è diventato anzi un mito, tanto che le immagini da lui dipinte sono note a tutti, e i suoi quadri hanno ispirato artisti di ogni genere. Questo libro presenta in...
L' apprendista stregone. Ediz. a colori
Lo sapevate che la storia\r\ndell'apprendista stregone\r\nha origini ben più antiche\r\ndel film Fantasia\r\ndi Walt Disney?\r\nIn questo libro scoprirete tutti i segreti del maghetto alle prese col suo primo esperimento, senza il maestro stregone. Un po' come quando mamma e papà escono e ci lasciano da soli a casa per la prima volta…\r\n\r\nD come Disney?\r\nBasta dire Apprendista stregone, e subito il nostro immaginario è attraversato da uno sgomento Topolino che, in tunica rossa da antico mago e cappello blu a stelle gialle, si affanna a inseguire un esercito di scope impazzite che allagano la casa a secchiate d'acqua, e tutto per colpa sua! Il povero Mickey Mouse non si ricorda più la formula magica per fermarle, ma per fortuna il maestro stregone fa ritorno a casa e rimette tutto a posto con la sua sapienza. Ma quanti sanno che la storia de L'apprendista stregone ha origini ben più antiche del film intitolato Fantasia, ideato e prodotto da Walt Disney nel 1940 per ridare smalto al suo Mickey Mouse che negli anni trenta faceva fatica a mantenere la sua attrattiva? E quanti sanno, dunque, che l'autore della storia era stato uno dei più grandi scrittori europei di tutti i tempi?\r\n\r\nNo! G come Goethe...\r\nSi tratta nientemeno che di Goethe. Era infatti il 1797, quando il grande letterato tedesco ebbe l'idea di riprendere un soggetto già trattato nell'antichità da Luciano di Samosata (170 d.C.), e di farne una ballata secondo la tradizione della poesia popolare tedesca. La ballata ebbe subito una buona circolazione e in Germania i bambini la imparavano a memoria grazie ai giochi di parole, al ritmo e alle rime. Ma ci volle ancora un secolo perché la popolarità del giovane stregone facesse un balzo in avanti: era il 1897 quando il compositore francese Paul Dukas...
Alle armi, cavalieri!
Le storie dei paladini di Francia scritte per il teatro dei Pupi, un ciclo epico da sempre tramandato in forma orale, raccolte in un libro per non perderne la memoria\r\n\r\n«Una matassa allucinante di parentele, complotti, viaggi, incantesimi, battaglie, ostinate lealtà, mefistofeliche doppiezze, tradimenti, duelli, moltissimi amori e altrettante morti» - Venerdì di Repubblica\r\n\r\n«Se non te ne vai subito, ti darò la morte, empio ladrone di Montalbano!» disse Orlando. «Mi chiami ladrone? - rispose Rinaldo. - E ladrone sarò, portando via con me l'onore delle armi e la bella Angelica!». I due cugini impugnarono le spade e incominciarono un terribile duello. Intanto Angelica ne approfittò, montò a cavallo e si allontanò.\r\n\r\n«Nato e cresciuto tra i pupi e in una famiglia di teatranti girovaghi, ho imparato a vivere fianco a fianco con personaggi immaginari, come se fossero reali e in carne e ossa. Ogni sera, nel teatrino, andava in scena una puntata diversa della Storia dei paladini di Francia, proprio come diverse erano le storie del nostro quotidiano; e quando durante il giorno c'era da risistemare o ripulire i pupi, era normale per noi chiamarli per nome, come si fa con un amico o un parente. Eravamo sette figli e insieme a mio padre, mia madre e ai nostri trecento pupi costituivamo una specie di famiglia allargata, dove lo zio o il nonno di Orlando e Rinaldo erano anche per noi bambini uno zio e un nonno. Quando poi mi capitava di andare con mio padre a trovare i suoi amici cuntisti - come si chiamano in siciliano i contastorie che da sempre raccontano il ciclo dei paladini - io seguivo rapito le loro voci, e i personaggi che evocavano mi sembravano vivi e presenti proprio come quando nell'Opera dei pupi li guardavo muoversi sul...
Storia degli Stati Uniti d'America. La «libertà americana» dalle origini a oggi
«Nessun'altra idea, più di quella di libertà, è così fondamentale per l'immagine che gli americani hanno di se stessi, come individui e come nazione». Il concetto di libertà, in America, è sempre stato terreno di lotta, soggetto a interpretazioni molteplici e concorrenti. La parola freedom, affascinante e ambigua, è già nella Dichiarazione d'Indipendenza e segna le fasi più importanti della storia del paese, tanto da essere presente in contesti diversi come le manifestazioni per i diritti civili e i discorsi di guerra post-11 settembre. A ben vedere, tutta la vicenda americana si riassume in questo concetto chiave: una verità vivente e incontrovertibile, per alcuni americani; un paravento e una crudele menzogna per altri. Dalla rivoluzione settecentesca ai giorni nostri, per gli americani la libertà è stata insieme una terra promessa e un campo di battaglia, il più forte legame culturale e la più pericolosa linea di tensione. Gli Stati Uniti nascono con la dichiarazione che annovera la libertà tra i diritti inalienabili, poi in Costituzione si propongono di assicurarne a tutti i benefici; per essa, o contro di essa, è stata combattuta la Guerra civile; in suo nome si è ripetuta la battaglia contro la schiavitù e l'apartheid. E, infine, la difesa della libertà anche al di fuori dei propri confini è stato il criterio ispiratore - e insieme lo schermo ideologico - della politica estera americana, dalla seconda guerra mondiale alla guerra fredda, da Cuba al Vietnam, dalla guerra del Golfo a quella in Siria, come l'autore sostiene con forza nella nuova introduzione scritta appositamente per questa edizione italiana. Come nota Alessandro Portelli nella sua postfazione, la sottolineatura dei limiti della libertà americana non diventa per Foner l'occasione per una distruzione del mito americano, ma contribuisce piuttosto a rafforzare il senso di...
Fiabe con le ali
Due secoli di immaginario fiabesco nelle cartoline illustrate\r\n\r\nLe cartoline hanno le ali, scrive Jack Zipes, proprio come le fate, e quale mezzo poteva essere più adatto, prima dell'avvento del cinema, della tv, del web e dei social network, per far volare i personaggi delle fiabe al di là di ogni confine, epoca, lingua e cultura? È questa la scoperta in cui casualmente si è imbattuto cinquant'anni fa Jack Zipes, curiosando tra le bancarelle di un mercato delle pulci di Parigi: all'epoca giovane studioso e traduttore della fiaba popolare e colta, Zipes posò gli occhi su un mucchietto di logore cartoline e si accorse che quelle piccole illustrazioni altro non erano se non un modo del tutto originale di raccontare le trame da secoli tramandate di bocca in bocca o per iscritto. Cominciò così una lunga caccia tra i mercati di anticaglie di mezzo mondo, che ha dato vita a una collezione di oltre 2500 esemplari unici. Le centinaia di migliaia di cartoline ispirate alle fiabe prodotte a partire dagli anni novanta dell'Ottocento hanno avuto un'influenza significativa sul modo in cui, in Europa e in Nord America, persone appartenenti a tutte le classi sociali hanno guardato al mondo delle fiabe: di fatto, le cartoline hanno rinarrato e abbellito visivamente le storie, accrescendone la popolarità. Le prime cartoline, di cui Zipes riporta numerosi esemplari, recavano pregevoli illustrazioni di fate, elfi, gnomi e animali, e molte di esse si basavano su celebri opere di ispirazione fiabesca come Alice nel paese delle meraviglie, Peter Pan, Pinocchio, Il pifferaio di Hamelin, oltre che sulle più famose fiabe russe. Ma le cartoline fiabesche che hanno avuto la più ampia circolazione sono senza dubbio quelle che ritraggono scene delle fiabe classiche di Charles Perrault e dei fratelli Grimm - da...
La sera di Natale in casa Mellops. Ediz. a colori
Papà Mellops ha procurato un libro speciale sulle decorazioni, e Mamma Mellops si è messa subito all'opera - che albero speciale prepara «con biscotti e pasticcini, pupazzetti colorati e salsicce di marzapane per il cane». Ma il bello deve ancora venire, perché nel frattempo, Isidor, uno dei loro quattro figlioletti, decide di fare una sorpresa alla famiglia e corre nel bosco... peccato che nel frattempo il fratellino Casimir ha la stessa idea e, di nascosto, pure Ferdinand e Felix si mettono in cerca di un bell'albero! E così, la sera di Natale il salotto di casa Mellops pareva un boschetto di abeti. Ma i Mellops, si sa, sono pieni d'iniziative e anche questa volta finiscono per ritrovarsi a tavola tutti intorno a una bella torta della mamma con la panna montata. Ma il regalo di Natale per i fan dei Mellops non finisce qua, perché nel libro troveranno un'altra avventura: una spedizione sottoterra a esplorare grotte, armati di caschetti, torce, zaini e sacchi a pelo. Età di lettura: da 4 anni.
EUR 12.82
Dizionario portatile di ecologia
Prima di diventare la scienza che studia l'interazione tra l'uomo e l'ambiente, prima ancora di assumere le vesti di un discorso politico sui fragili equilibri del pianeta, e ben prima di essere irrisa dalla protervia inquinatrice di un Donald Trump, l'ecologia è stata, nell'America dell'Ottocento, un moto spirituale, una condizione dell'anima. Nessuno l'ha saputa interpretare meglio di Henry David Thoreau, il padre fondatore del trascendentalismo, l'osservatore accorto, il camminatore instancabile, il paziente tessitore di un lessico della natura fatto di parole lievi, semplici e profonde. Da Walden ai Diari, dalle descrizioni dei suoi viaggi nel New England agli scritti scientifici, Thoreau è stato un maestro insuperato nell'arte di pensare la natura raccontandola; aveva imparato, dal suo amico Ralph Waldo Emerson e dalla tradizione puritana, che la spasmodica ricerca di significati profondi ovunque nel creato è tutt'uno con una altrettanto puntigliosa intenzione di prendere sul serio i fenomeni indagati. In questa rigorosa antologia sul filo delle parole, in questo dizionario portatile concepito come un piccolo libro che Thoreau avrebbe potuto portare con sé lungo le sue peregrinazioni, nella tasca della giacca, la prospettiva del suo sguardo cambia continuamente di scala: si rivolge a volte all'estremamente piccolo (la voce Formiche), passando per il microcosmo di un Lago, un Fiume o un Bosco, per approdare altre volte all'estremamente grande (l'Oceano, il Cielo), fino a raggiungere una dimensione globale, attenta alla responsabilità dell'azione umana. Thoreau anticipa e fonda il meglio del pensiero ecologico-ambientalista che lo seguirà perché sceglie una posizione di «osservatore partecipante», senza il distacco che caratterizzerà i positivisti, ma anche senza i misticismi esotizzanti di fuga dalla civiltà che ne rappresentano oggi gli esiti più vuotamente ideologici. Tenendo sempre ben a mente di essere cittadino di quella giovane nazione borghese che è la sua America,...
I poeti del Novecento
Nel centenario della nascita di Franco Fortini torna in libreria l'antologia dei poeti italiani del Novecento, un'opera che oggi può essere considerata un classico: a quarant'anni dalla prima edizione, intatte sono la ricchezza e la profondità della scrittura e dell'analisi. Non si tratta, tuttavia, solo di un'antologia, ma di uno studio critico che è insieme saggio, commento penetrante, giudizio di valore; un testo che ha contribuito a una nuova lettura della poesia del secolo. I poeti italiani sono presentati al di là dell'appartenenza a gruppi e schieramenti letterari; ne emergono così le peculiarità e i cortocircuiti prodotti dall'incontro con la realtà. La poesia è pensata nella sua singolarità espressiva e, simultaneamente, nel suo essere allegoria delle torsioni della storia e dell'esistenza: l'umanissima nevrosi di Saba, la poesia come salvezza di Montale, la reticenza e la volontà di dialogo di Sereni, la disperata voracità di Pasolini, l'alta eloquenza di Zanzotto. Attraverso una scrittura densa e asciutta, sostenuta da una risoluta finalità didattica, trapela, come scrive Pier Vincenzo Mengaldo nel saggio introduttivo, «una concezione di tipo religioso del poeta come testimone e martire».
EUR 26.60
Quasi un consuntivo (1975-1987)
Remo Pagnanelli, riconosciuto da Franco Fortini e Vittorio Sereni come uno dei più interessanti poeti e critici nati negli anni cinquanta - è un autore la cui opera resta pressoché introvabile. Testimone di una generazione schiacciata tra i maestri degli anni sessanta (Luzi, Sereni, Fortini) e le delusioni post-sessantottine, con la sua passione per la letteratura ha lasciato versi esemplari e un ideale di etica della storia nel cui fuoco ha consumato in fretta la propria vita. Dopo il '68 (così s'intitola la sua prima raccolta), mentre stava crescendo il fuoco delle neoavanguardie, il marchigiano Pagnanelli si è tenuto «stretto» Leopardi insieme con Sereni, e ha lavorato con rigore sulla parola e sull'intonazione poetica.
EUR 14.25
In cattedra con la valigia. Gli insegnanti tra stabilizzazione e mobilità. Rapporto 2017 sulle migrazioni interne in Italia
Partenze, arrivi, ritorni, pendolarismi sono all'ordine del giorno per chi ha a che fare con la scuola. La mobilità territoriale è un elemento distintivo del lavoro nella scuola da lungo tempo, ma con la legge sulla «Buona Scuola» del 2015 è balzato all'attenzione dell'opinione pubblica, suscitando polemiche e conflitti di vario tipo e coinvolgendo sia i precari sia il personale di ruolo. Il tema della migrazione degli insegnanti sul territorio nazionale è oggi sulla bocca di tutti: docenti, famiglie, funzionari, dirigenti, studenti. Il volume affronta la questione con un rigoroso approccio scientifico, grazie al coinvolgimento di un nutrito gruppo di studiosi appartenenti alle discipline più diverse: storici, demografi, sociologi, pedagogisti, storici dell'educazione. Viene qui presentata una ricostruzione del fenomeno partendo da dati statistici inediti, da indagini sul campo in territori particolarmente caratterizzati dalla presenza di insegnanti provenienti da altre regioni, dalla storia della mobilità del personale scolastico nel corso dell'Italia contemporanea. Il contributo della ricerca scientifica permette di affrontare la questione al di fuori degli stereotipi e delle strumentalizzazioni, mettendo in relazione le migrazioni degli insegnanti con le sfide decisive che oggi si pone la scuola pubblica, ma allo stesso tempo contestualizzando questa mobilità nello scenario complessivo delle migrazioni più recenti. Quali sono i modelli migratori che emergono? Quali le conseguenze sull'andamento della scuola pubblica? Quanti sono effettivamente i docenti che si spostano da una parte all'altra del paese? Si possono mettere in relazione gli attuali spostamenti con quelli del passato? Le migrazioni degli insegnanti sono diverse o simili a quelle di altri lavoratori e lavoratrici? Il volume intende rilanciare il dibattito sulla scuola e sulle migrazioni, proponendo un approccio innovativo basato sul confronto tra le scienze sociali a partire da uno sguardo alle contraddizioni della realtà.
EUR 25.65
Risorgimento veneziano. Daniele Manin e la rivoluzione del 1848
L'Italia fu uno degli epicentri dell'ondata rivoluzionaria che attraversò l'Europa del 1848, quella «primavera dei popoli» che segnò l'inizio della fine del sistema della Santa Alleanza sancito dal Congresso di Vienna e che rappresentò una tappa fondamentale del nostro Risorgimento. Venezia, con la sua eroica resistenza, fu l'ultimo baluardo ad ammainare la bandiera della libertà, nell'agosto del 1849. Il prologo della rivoluzione fu il moto dell'8 febbraio a Padova, il segnale dell'irreversibile fine dell'«agitazione legale». Il 24 febbraio in tutto il Lombardo-Veneto un decreto imperiale istituiva la pena di morte con esecuzione immediata contro i colpevoli di istigazione, sollevazione, ribellione al governo asburgico. Ma alle prime notizie della rivoluzione liberale di Vienna e del licenziamento di Metternich, a Venezia la folla invase il palazzo del governatore imponendo la liberazione di Daniele Manin e Niccolò Tommaseo. Come ha scritto lo storico inglese Trevelyan, Manin fu «il più grande e il più nobile degli statisti italiani», portato alla ribalta dagli eventi del 1848. A metà degli anni cinquanta, quando ancora Cavour giudicava «una corbelleria» l'unificazione politica del paese, sarebbe stato proprio Manin a indicare con decisione la via maestra per cui si sarebbe compiuta l'Unità d'Italia. «La Repubblica veneta proclamata il 22 marzo non aveva nulla a che vedere con l'antica Repubblica aristocratica, ma si fondava sull'imprescrivibile diritto della sovranità nazionale proclamato da Manin, vale a dire sul principio democratico dell'eguaglianza dei diritti politici e civili di tutti i cittadini». Con la coerenza, la limpidezza e la potenza interpretativa che lo hanno reso uno dei grandi maestri della storiografia italiana novecentesca, nei saggi che compongono questo volume Angelo Ventura fa giustizia delle letture più miopi e localistiche fiorite attorno a Manin e alla Repubblica di San Marco. Introduzione di Adriano Viarengo.
EUR 13.50
Stato, violenza, libertà. La «critica del potere» e l'antropologia contemporanea
Che cos'è lo «Stato»? Gli approcci antropologici ed etnografici cercano di andare oltre la sua autorappresentazione come grande apparato unitario e compatto: lo «smontano» piuttosto in una molteplicità di pratiche istituzionali e quotidiane, guidate da proprie e spesso ambivalenti logiche. I saggi raccolti in questo volume, frutto di una discussione di grande intensità tra alcuni dei più significativi studiosi italiani della materia, propongono sia particolari casi di studio sia una riflessione sulle basi teoriche di un'antropologia dello Stato. Il dibattito teorico si concentra in particolare sui limiti delle posizioni «critiche» o post-coloniali che pensano lo Stato come un unico grande impianto repressivo e totalizzante. Come se in esso risiedesse la radice stessa del «male» politico, delle violenze strutturali e delle forme di disuguaglianza e oppressione che caratterizzano la società contemporanea. In campi come l'antropologia della violenza, lo studio del razzismo e delle migrazioni, l'antropologia medica e quella del patrimonio, lo Stato appare spesso come una grande forza patogena, intrinsecamente produttrice di violenza strutturale, di razzismo, di disumanizzazione.
EUR 28.50
Mezzogiorno tra identità e storia. Catastrofi, retoriche, luoghi comuni
È di fronte a catastrofi come la guerra e i terremoti che massimamente esplodono le retoriche identitarie. L'Abruzzo e il Molise, con le loro peculiarità storiche, ne forniscono lo scenario più spettacolare e rappresentativo. Soprattutto con il sisma aquilano dell'aprile 2009 la loro notorietà si proietta su scala globale. Ma con quale immagine? Quali le trame narrative - il discorso pubblico - che vi hanno intessuto sopra il potere politico e il sistema mediatico? Non si era mai assistito, né qui né altrove, a un'enfatizzazione così insistita di certi stereotipi: non solo lo stucchevole «Abruzzo forte e gentile», ma anche il «pastore» dannunziano e il «cafone» di Silone e Jovine. Nel corso dei secoli una natura particolarmente aspra e ostile ha indotto queste regioni, come il Sud Italia in genere, a declinare la loro storia in base ai difficili processi d'interazione tra uomo e ambiente, nel quadro complessivo dei mutamenti che nel tempo hanno investito la penisola italiana e il Mediterraneo nel suo insieme. Ma in che misura l'imponente geografia dei luoghi e le dinamiche economico-sociali che ne sono derivate hanno forgiato il carattere degli abitanti, condizionandone scelte e comportamenti?
EUR 19.00
Atlanti. Immagini del mondo e forme della politica in Max Weber
Palcoscenico della provvidenza; materia plasmabile dalla creatività umana, diretta verso il progresso; giungla, in cui la competizione molecolare è insieme strategia di sopravvivenza e garanzia di un ordine meritocratico; "tutto ciò che accade", affastellarsi di accadimenti senza un fine oggettivo e predefinito. Immagine del mondo ("Weltbild" nel lessico weberiano) è tutto questo, è il "set" di assunti cognitivi sul mondo come totalità che l'umanità si costruisce come criterio di orientamento pratico. Quello che un'immagine ci dice "del" mondo ha effetti sul modo di comportarsi "nel" mondo: le immagini del mondo indirizzano l'agire verso certe direzioni, decidono gli obiettivi, le speranze, le aspirazioni; indicano "chi sono i nostri", separano gli accadimenti significativi da quelli secondari. Plasmano cioè diversi tipi umani, costruiscono le soggettività che agiscono nella storia e nella società. Il dispositivo-"Weltbild" usato da Weber, di cui qui si ricostruiscono struttura e funzionamento, permette di tenere in un unico campo visivo la dimensione ideale degli orizzonti di senso e la costellazione dei condizionamenti materiali; fornendo una chiave di lettura politica e sociale nuova, in grado di valorizzare il ruolo svolto tanto dalla componente ideale dell'immagine quanto dall'elemento materiale del mondo.
EUR 14.00