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L' arte del ritratto

"Respira sempre qualcosa di pantagruelico, di esagerato, di smisurato, intorno alla figura di Nadar, al suo esprit du géant, e non soltanto per quanto riguarda il suo fisico voyant, esuberante e spropositato (come sosteneva, tra ironia ed orgoglio suo fratello Adrien: "Ha tutti gli organi doppi"). Lo lascia arguire anche la sua auto-caricatura nel Panthéon Nadar: giunto trafelato all'agognato palo d'arrivo di quella sua titanica impresa folle, ovvero quel cartello-dedica, che segna come un profondo sospiro di sollievo anche grafico -, quasi una pausa, un vuoto d'apnea, al centro ottico di tutta quella sinuosa fiumana dantesca di volti illustri e riconoscibili, quell'autoritratto graffiante, con gambette da rana, calzate bicolori, ed adunche come zampe di ragno, alla Louise Bourgeois, e poi quella rossastra criniera scomposta di capelli al vento , non riesce davvero a mascherare e contenere il gigantismo dilagante di quella sua proverbiale 'zucca' in fuoco. Quella sua 'testa che è simile ad una cometa' - così come lo raccontava il suo amico Théodore de Banville, che insieme a lui ed a Baudelaire formava un trio d'inseparabili: 'e la criniera rossiccia , che inalberava come un incendio'." (dall'introduzione di Marco Vallora)
EUR 37.05
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L' iconografia della Camera di San Paolo del Correggio

«È difficile compendiare in modo sistematico l'insieme dei contenuti espressi dalla Camera di San Paolo. Gli affreschi del Correggio non sono ispirati a un rigido schema teologico o filosofico, come la Cappella Sistina di Michelangelo o la Stanza della Segnatura di Raffaello; né essi ci narrano "attraverso la metafora delle favole antiche" les faits et gestes di un singolo individuo, come nella decorazione di Perin del Vaga di Palazzo Doria a Genova, o in quella del Rosso della Galleria Francois I a Fontainehleau; né hanno lo scopo di fornire una rappresentazione di vasto respiro della mitologia classica, come nel caso del soffitto di Palazzo Rucellai a Roma, di Jacopo Zuechi. [...] È un mondo strano quello in cui la badessa Gioanna da Piacenza cercò rifugio, sottraendosi a ciò che ritenne un'ingiusta persecuzione: un mondo fatto di audacie, colmo di orgoglio, ma anche di rassegnazione; un mondo non realmente pagano, ma neppure esplicitamente cristiano. L'uomo dovrebbe andare alla ricerca della gioia, ma nel contempo tentare di trascendere il mondo fisico, e agire in modo consono alle proprie possibilità, mantenendo la pace il più a lungo possibile e imbracciando le armi per difendere le proprie convinzioni solo quando è necessario. La Fortuna, egli spera pur non potendo esserne certo, sarà la 'compagna della Virtù'. Ma né lui né il sommo tra gli dèi dell'Olimpo possono aspirare a un fine più alto di quanto non sia l''agire nel migliore dei modi', come Platone dice di Dio: poiché, alla fine, tutto è governato dal Fato.»
EUR 15.75
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Il suono giallo e altre composizioni sceniche

"Il tono del colore, il tono musicale e il movimento umano in se stessi, astratti dal loro senso esteriore manifesteranno la loro essenza interiore e la sonorità a loro propria che da essa scaturisce. Sono questi i tre elementi primari delle tre arti: la pittura, la musica e la danza. La libertà appare qui illimitata. E lo è. Si sottomette unicamente al nuovo "spirito del tempo" che comincia a materializzarsi e procederà a lungo in questo cammino sin quando non incarnerà pienamente in tutta la sua ampiezza - a nostro avviso illimitata - l'essenza dell'epoca, già iniziata, della Grande Spiritualità ". Così scrive Kandinskij nel testo "Sulla composizione scenica", in cui teorizza la sua grande utopia sulla sintesi delle arti, che troverà nel movimento de Il Cavaliere azzurro la sua espressione più alta. Per Kandinskij le composizioni sceniche sono opere artistiche che si differenziano dalla pittura solo perché esprimono il sentimento allo stato puro con mezzi diversi, ossia suoni, colori e movimenti, al fine di far vibrare l'anima dello spettatore, di vivificare la sua fantasia, di chiamarlo a partecipare all'opera rappresentata. Ma è soprattutto il colore che raggiunge il culmine dell'espressività. L'uso del caleidoscopio e dei fari cromatici dà vita a passaggi di forme astratte colorate che nasco¬no dal nulla, come lampi, e nel nulla scompaiono. In queste composizioni sceniche Kandinskij intende riproporre la stessa dimensione spirituale della sua pittura, in cui lo spazio aleggia come un vapore inafferrabile che si espande all'infinito. È uno spazio in cui si può entrare, è un universo emozionale, che offre la possibilità di "far vagare lo spettatore, di costringerlo a dimenticarsi" , di trascendersi, di avvicinarsi così al tempo nuovo, il tempo della Grande Spiritualità.
EUR 19.95
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Lavoro come un giardiniere e altri scritti

Dell'irripetibile e composito universo artistico di Mirò (1893-1983), la testimonianza scritta è una straordinaria via di accesso. Mirò conosceva e amava la letteratura, spesso anche la illustrava, e sapeva esprimere nei suoi scritti l'essenza segreta del suo caleidoscopico mondo. Essi sono uno strumento insostituibile per conoscere l'opera e la vita di uno dei più noti artisti del Novecento, che ancora affascina con le sue opere giocose, funambolesche, lontane da ogni schema, così libere e selvagge, ma anche così profondamente vicine ai drammatici eventi (soprattutto la guerra civile che insanguinò la sua patria, la Spagna) di cui fu partecipe testimone. Con un omaggio di Brassaï.
EUR 19.00
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La sfera dei colori e altri scritti sul colore e sull'arte

La saggistica sul colore conosce nei primi decenni dell'Ottocento punte di interesse e di diffusione mai più raggiunte in seguito. Riferimenti alle valenze simboliche del colore, ai suoi significati ideologici e persino etici si ritrovano in Novalis, Wackenroder, Tieck, Brentano e Goethe; in filosofi o scienziati come Schelling, Schopenhauer, Steffens, Hegel; in musicisti come Berger e Beethoven; nella cerchia di pittori concettuali come i nazareni di Overbeck e Pforr. Se la Farbenlehre di Goethe è forse il testo più noto di questa stagione, La sfera dei colori (Farben-kugel, 1810) e gli scritti sull'«arte nuova » del pittore romantico Philipp Otto Runge (1777-1810) rappresenteranno ancor più di quelli di Goethe, come scriverà Paul Klee, «un insegnamento imprescindibile per tutta la pittura a venire », incidendo profondamente sulla elaborazione teorica delle avanguardie artistiche degli inizi del Novecento. Le sue pagine, sempre percorse da una fortissima tensione intellettuale e morale, restituiscono i trasporti, le passioni, le utopie del romanticismo tedesco e rivelano la natura essenzialmente letteraria di Runge, testimoniata, oltre che da tutta l'opera pittorica, anche dalle due splendide fiabe (Il ginepro e Il pescatore e sua moglie) da lui composte nel dialetto della Pomerania, che nel 1811 i fratelli Grimm proporranno, nell'appello all'invio di Märchen per la loro raccolta, come archetipo strutturale e linguistico cui attenersi con la massima aderenza. (Carmen Flaim)
EUR 20.90
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Hieronymus Bosch: il regno millenario

È proprio dei grandi spiriti sollecitare indagini e interpretazioni talvolta antitetiche tra loro, soprattutto quando, come nel caso di Bosch, la loro opera è enigmatica e la loro vicenda umana rimane avvolta in un alone di leggenda impenetrabile. Wilhelm Fraenger coglie nell'arte di questo "Virgilio della pittura olandese" una proiezione del messaggio religioso e rituale della comunità adamitica dei "fratelli del Libero Spirito", ai cui misteri il pittore sarebbe stato iniziato ricevendone la commissione del Trittico del Regno millenario, concepito dunque con intenti e finalità pedagogiche, in quanto documento da "leggere" secondo la libera e personale interpretazione degli adepti-osservatori. Secondo questa tesi Bosch non è dunque soltanto uno straordinario inventore di immagini: la sua è una visione del mondo che in ogni particolare obbedisce a un disegno allegorico di vaste dimensioni, in cui fonti teologiche, tradizione ermetica e metamorfosi alchemiche sono evocate con immagini di eccezionale pregnanza figurativa. La tesi si precisa quando Fraenger dietro al trittico, e più in generale dietro l'intera opera di Bosch, adombra la presenza di un mentore dai vastissimi orizzonti, il Gran Maestro del Libero Spirito, "artefice di un progetto tanto ambizioso quanto articolato in ogni minimo dettaglio", nel quale si sarebbe configurato un sistema spirituale fondato su una triplice istanza: teologica, filosofica e pedagogica.
EUR 21.85
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Storia della pala d'altare italiana dalle origini al Rinascimento

«"Un crocifisso romanico non era in origine una scultura né la Madonna di Duccio un dipinto...", osservava André Malraux. Ci proponiamo di capire cosa fossero, prima di divenire "dipinti", i pannelli assemblati nei polittici dell'Europa meridionale, e più precisamente italiani, del Quattrocento e degli inizi del Cinquecento, cui può convenire il termine generico di "pala". Quel che ci attrae è la qualità essenziale della pittura, quel che ci affascina sono l'autorevolezza dei grandi stili, il prestigio dei grandi nomi. Un'interpretazione puramente formale non basta tuttavia a soddisfare le nostre attese. Ci si trova dinanzi a continui interrogativi: a cosa corrisponde la distribuzione dei pannelli? Cosa si cela dietro la rappresentazione? Cambiamenti spettacolari scandiscono la storia del Quattrocento, ma chi ne è l'artefice? A quali esigenze rispondono dunque tali e tante peculiarità? È a questi quesiti che cercheremo di rispondere. Sono la filigrana del nostro lavoro».
EUR 21.85
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Hieronymus Bosch: il tavolo della sapienza e altri scritti

È proprio dei grandi spiriti sollecitare indagini e interpretazioni talvolta antitetiche tra loro, soprattutto quando, come nel caso di Hieronymus Bosch, la loro opera è enigmatica e la loro vicenda umana rimane avvolta in un alone di leggenda impenetrabile. Wilhelm Fraenger, che ha dedicato la propria vita di studioso all'opera di Bosch, approfondisce qui la tesi esposta anche nei saggi 11 Regno millenario, Le Tentazioni di sant 'Antonio e Le Nozze di Cana (pubblicati in questa stessa collana) secondo cui l'arte del «Virgilio della pittura olandese» sarebbe una proiezione del messaggio religioso e rituale della comunità adamitica dei «fratelli del Libero Spirito», ai cui misteri il pittore sarebbe stato iniziato. Secondo questa tesi, enigmatica e affascinante, Bosch non è dunque soltanto uno straordinario inventore di immagini: la sua è una visione del mondo che in ogni particolare obbedisce a un disegno allegorico di vaste dimensioni, in cui fonti teologiche, tradizione ermetica e metamorfosi alchemiche sono evocate con immagini di eccezionale pregnanza figurativa. È il fondatore della confraternita del Libero Spirito, come precisa Fraenger analizzando il Tavolo della sapienza (I sette peccati capitali) di Madrid, divenne per il sommo artista « non soltanto un mecenate, ma in un certo senso un vero e proprio uomo del destino, che seppe risvegliare in lui una forza ascensionale verso quell'avventura dello spirito che trasformò il timido Jeroen Anthoniszoon van Aken nell'audace Hieronymus Bosch. Quest'ultimo fu sopraffatto dal fascino esercitato da ciò che è "estraneo", quel fluido che stimola l'inquietudine dell'animo e che, secondo le parole di Georg Simmel, fa sembrare lontano ciò che è vicino e vicino ciò che è lontano ».
EUR 19.00
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Aforismi

A Parigi, dove giunge nel 1904, Brancusi partecipa a ogni avanguardia, frequenta Picasso, Modigliani, Rousseau, Delaunay, Léger, Tzara, Man Ray, è amico di Satie e Duchamp. Ma i legami sono personali, ai movimenti rimane esterno, non interviene sulle riviste, non sottoscrive dichiarazioni. E tuttavia lascia una singolare opera di pensiero sull'arte e sulle cose. Sono frasi che troviamo annotate su taccuini, fogli sparsi, pagine di cataloghi, o ricordate dagli amici e ricorrenti nelle interviste. E una materia di sostanza orale, sovente con il sapore della massima, fatta per essere tenuta a mente e ripetuta. La si chiama, per consuetudine, col nome di « aforismi ». Radicata nelle origini rumene, nella preistoria contadina e pastorale dei Carpazi, entra con colta consapevolezza nel dibattito artistico moderno. Brancusi ebbe con poeti e letterati relazioni di consuetudine, da Apollinaire a Radiguet. Il primo saggio sulla sua opera è scritto da Ezra Pound, e una lirica di Lucian Blaga, L'Uccello sacro, è forse il testo critico più significativo sulla Maiastra. A New York, nel 1926, è presentato da Paul Morand alla personale della Brummer Gallery. Nello studio di impasse Ronsin stava appeso il ritratto di Joyce, tra la gente di casa c'era Henry-Pierre Roche, e l'ultimo incontro importante sarebbe stato con Ionesco. Presentiamo, oltre agli Aforismi di Brancusi, alcuni degli scritti più significativi di letterati e artisti suoi contemporanei, dove tra ricordi dell'uomo e narrazioni di ambiente si aprono scorci sulla poetica di uno dei massimi artisti del Novecento.
EUR 19.00
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L' arte. Conversazioni raccolte da Paul Gsell

"Giovani che aspirate a essere i sacerdoti della bellezza, forse vi sarà gradito trovare in queste pagine il compendio di una lunga esperienza. Amate con devozione i maestri che vi hanno preceduto. Inchinatevi dinanzi a Fidia e dinanzi a Michelangelo. Ammirate la divina serenità dell'uno, l'angoscia violenta dell'altro. L'ammirazione è un vino generoso per gli spiriti nobili. Tuttavia guardatevi dall'imitare i vostri grandi antenati. Rispettosi della tradizione, sappiate distinguere ciò che essa racchiude di eternamente fecondo: l'amore per la Natura e la sincerità. Sono queste le due massime passioni dei geni. Tutti loro hanno adorato la Natura e mai hanno mentito. Così la tradizione vi offre la chiave grazie alla quale potrete sottrarvi alla routine. E la tradizione stessa che vi spinge a interrogare senza tregua la realtà, e che vi impedisce di sottomettervi ciecamente a qualsiasi maestro. Che la Natura sia la vostra unica dea. Abbiate in essa una fede assoluta. Siate certi che non è mai brutta e limitate la vostra ambizione a restarle fedeli. Per l'artista tutto è bello, perché in ogni essere e in ogni cosa il suo sguardo penetrante scopre il carattere, ossia la verità interiore che traspare sotto la forma. E questa verità, è la bellezza stessa." (dal testamento di Auguste Rodin)
EUR 21.85
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Caravaggio. Delle sue incongruenze e della sua fama

"Questa volta mi occuperò del Caravaggio. Finora, sia me ne mancasse l'agio, sia la mia curiosità non fosse stimolata abbastanza, o forse per la combinazione delle due cause, non mi sono mai dato la pena di entrare in dimestichezza col Caravaggio. Accade, nella vita, di sentir parlare di questa o quella persona che gli amici reputano affascinante, e tuttavia essa non viene a far parte della nostra intima cerchia anche dopo ripetuti incontri. Poi, un caso fortunato dissipa il velo opaco che ci tratteneva dall'approfondire quei rapporti saltuari, e viene il gusto e la voglia di contatti più stretti e di una conoscenza completa. Comincerò con l'esaminare le opere superstiti del nostro pittore. Fino a pochi decenni or sono, la sua personalità di artista era nebulosa come quella di un Leonardo o di un Giorgione prima degli studi morelliani. Qualsiasi tela presentasse, in forti contrasti di luce, volgari e obesi giganti sacrilegamente atteggiati a Cristo o ad apostoli, figure con piumacci, baraonde di uomini e di donne dall'aspetto vizioso e alticcio, giovinastri occupati a giocare ai dadi o a barare alle carte, o più dignitose scene di concerti, veniva senz'altro attribuita a lui. Non così oggi. Il Caravaggio ha cessato d'essere una categoria o una specie, e ha riacquistato una personalità artistica definita quanto quella di Leonardo, o almeno quanto quella di Giorgione. Studierò soltanto i quadri che gli appartengono in modo indiscusso, secondo il giudizio dei più competenti."
EUR 19.95
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Albrecht Dürer

"Dürer porta dentro di sé due età, due specie di uomini, e la contraddizione eterna dei grandi artisti. Due passioni, ugualmente forti, lo possiedono: nessuno più di lui fu sensibile alla particolarità dell'oggetto, al carattere della forma, alla violenza e alla complessità delle cose naturali, al vasto e poetico caos dell'universo, e nessuno tentò più energicamente di ridurli a pura intelligibilità. Questo cesellatore di fiammeggianti fogliami, questo calligrafo ornamentale, che si attarda in un labirinto di intrecci e di foglioline, ha voluto costruire un immagine dell'uomo che fosse l'esempio e il modello dei procedimenti della ragione. Egli è un poeta e un matematico dello spazio, un teorico e un ispirato." (Henri Focillon)
EUR 11.40
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Julia Margaret Cameron, Lewis Carroll e fotografia vittoriana

Un genio letterario - Lewis Carroll - profondamente inserito e al tempo stesso estraneo all'età vittoriana, e una donna irrequieta, insolita, di grande carisma, amica di artisti, letterati, scienziati, al limite della stravaganza per l'età vittoriana - Julia Margaret Cameron - segnano indelebilmente la storia di un'arte giovanissima, la fotografia. Lo fanno, almeno all'inizio, quasi per gioco, per curiosità, come supremi «dilettanti», trovando in quell'apparecchio meraviglioso, da poco concepito, possibilità inaudite di espressione. Di espressione della loro anima, del loro mondo più segreto: Carroll e il suo universo fantasmatico popolato di meravigliose Alici. Di espressione della realtà che li circonda: i superbi ritratti fatti dalla Cameron - e degni di un Nadar - ai più eminenti vittoriani (da Darwin a Thomas Carlyle, da Robert Browning ad Alfred Tennyson) o le sue composizioni teatrali che gareggiano con le contemporanee tele dei pittori preraffaelliti. Uno scritto del grande fotografo Brassaï su Carroll e un lungo, commosso ritratto di Virginia Woolf sulla Cameron, di cui era pronipote, completano il volume.
EUR 21.85
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Ninfa moderna. Saggio sul panneggio caduto

Aby Warburg, indagando l'arte dalla prospettiva delle "sopravvivenze dell'antichità", riservò particolare attenzione a un'immagine conturbante, una figura femminile ornata di panneggi alla quale diede il nome di Ninfa. Questo studio prolunga la ricerca warburgiana di Ninfa e interroga il motivo del corpo femminile e del panneggio attraverso le sue metamorfosi contemporanee. A partire dalle figure languide delle Veneri rinascimentali e dalle sante martiri barocche, si delinea un movimento che culminerà in artisti quali Brassäi, Moholy-Nagy, Alain Fleischer, Atget e Picasso. Gli artisti moderni, volgendo lo sguardo agli scarti e alle figure miserevoli che giacciono sui marciapiedi delle grandi città, riveleranno le ultime incarnazioni di Ninfa.
EUR 19.00
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Gli artisti della mia vita

A partire dagli anni trenta, Brassaï frequentò e in molti casi fu intimo amico dei più importanti artisti che allora operavano a Parigi, all'epoca del suo massimo splendore: da Picasso a Braque, da Matisse a Léger, da Dalí a Kokoschka, da Miró a Bonnard, da Giacometti a Le Corbusier. Li fotografò al lavoro o nell'intimità, conversando con loro mentre li riprendeva, facendosi rivelare i segreti della loro arte, ascoltando le loro confidenze, che fedelmente qui riferisce con un'immediatezza e una profondità che commuovono. Una testimonianza unica sull'arte contemporanea e sui suoi massimi creatori. Ma l'interesse del libro risiede nell'abbinamento felicissimo tra parole e immagini. Brassaï è uno dei più grandi fotografi del Novecento, molte delle immagini qui contenute (oltre 150) sono ormai dei classici della storia della fotografia, molte altre sono sconosciute, ma tutte contribuiscono a restituire un ritratto fulminante, definitivo, dei vari artisti. È un'esperienza emozionante «riscoprire» questi grandi maestri, in un incessante, armonioso rimando tra le loro parole e i loro volti, le opere a cui stanno lavorando o hanno appena ultimato, e le persone e i luoghi a loro cari.
EUR 37.05
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Storia dell'arte nell'antichità

Per Winckelmann la classicità comporta un'assenza di psicologia. Tutta la sua teoria, che sarà troppo a lungo accusata di freddezza, tende a vedere nell'arte non l'espressione dell'individuo, ma la ricerca dell'assoluto. L'arte aspira all'ideale, e l'ideale è l'oggettività dal punto di vista dell'eterno. Quella di Winckelmann non è un'arte senza vita, come sosterranno i romantici, ma un'arte senza artisti. (... ). Ad una storia dell'arte come catena di biografie, quale era stata condotta da Plinio a Vasari, Winckelmann sostituisce per la prima volta una storia dell'arte come sequenza di opere. E le opere sono indizi non tanto della personalità del loro autore, quanto del mistero senza nome della bellezza, e come indizi vanno considerate. Nasce di qui l'attenzione implacabile ai particolari, la necessità di una visione diretta. L'occhio di Winckelmann è quello del cartografo, che non si chiede chi ha creato le montagne o le acque, ma ne indaga le apparenze,, le manifestazioni. All'arte come intimismo, come diario privato dell'artista oppone l'arte come suprema impersonalità. Perché è solo oltrepassando la propria soggettività che ci si avvicina al divino. Allo stesso modo, anche osservare l'opera significa eludere se stessi. Dunque non si tratta di sentirsi rappresentati, ma al contrario di liberarsi di sé: vivere qualche attimo tra Delo e i boschi sacri della Licia, nel sollievo di un pensiero universale. (Dallo scritto di Elena Pontiggia)
EUR 33.25
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Diari

L'angoscia, la vulnerabile sensibilità, il carattere sempre insoddisfatto nel valutare i raggiungimenti della propria arte espressi da Boccioni nei "Taccuini", con l'adesione al futurismo del 1910 si incanalano in una direzione rivoluzionaria. "Ora comprendo la febbre, la passione, l'amore, la violenza delle quali si parla quando si dice creare!" scrive nel 1911. Interrotti nel 1908 i "Taccuini" autobiografici, non è facile ricostruire i motivi dell'adesione al futurismo. Alla scrittura autobiografica Boccioni tornerà nel 1915, con il "Diario di guerra", quando l'avventura del futurismo sembra non soddisfarlo più. Tra i "Taccuini" e il "Diario di guerra" non c'è collegamento, così come non c'è possibilità di comunicazione fra arte e vita.
EUR 15.75
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Rembrandt. Un saggio di filosofia dell'arte

Partendo da una libera indagine su alcuni aspetti centrali dell'estetica di Rembrandt, Simmel sviluppa una riflessione sul rapporto tra individuo e religione. L'arte del pittore olandese è vista come caso emblematico di affermazione dell'essere dell'individuo, non in opposizione alla pietà tradizionale, ma come capacità di ricondurre il religioso nella sfera del destino soggettivo. "La religione viene concepita da Rembrandt" scrive Simmel "nel suo senso spiritualmente funzionale come religiosità, prescindendo da qualsiasi tradizione ecclesiastica e dal suo contenuto terreno; e questo soggettivismo radicale si manifesta ovunque come valore oggettivo."
EUR 22.80
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Kandinskij e io

Per ventisette anni, dal 1917 al 1944, Nina Kandinskij ha vissuto costantemente con un uomo geniale, non facile, molto più vecchio di lei e celebre ovunque. "Ho sposato un essere di rara nobiltà, un grande artista, una personalità d'eccezione" scrive Nina. "Una donna che ama davvero un uomo deve saper mandare avanti la casa e cucinare bene: deve annullarsi davanti a lui ed essere disposta a molti sacrifici per permettergli di compiere il suo lavoro senza problemi. Io l'ho fatto con Kandinskij: per questo abbiamo formato una coppia così felice, per questo non ci siamo mai separati, neppure per un giorno, in tutta la nostra vita in comune. Ho sempre cercato di rendere più facile la vita di Kandinskij e ho dovuto eliminare molti ostacoli sul suo cammino". Nina ha dunque dedicato a Vasilij Kandinskij la sua vita: prima, quando il marito era vivo, "annullandosi"; poi, dopo la sua morte, difendendone con feroce accanimento la memoria e il patrimonio artistico. E, ormai anziana, ha voluto ripercorrere, in queste vivacissime pagine, l'esaltante avventura vissuta al fianco di uno dei protagonisti della splendida fioritura artistica dei primi decenni del Novecento.
EUR 22.80
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Lettere e testimonianze

Fondatore della Secessione Viennese, protagonista della pittura della Vienna imperiale agli inizi del Novecento, nell'epoca cioè in cui l'Austria fu definita «il laboratorio dell'Apocalisse», Gustav Klimt (1862-1918) è stato uno dei maestri dell'arte europea del ventesimo secolo. Il volume riunisce organicamente, per la prima volta in Italia, le sue lettere più significative, molte delle quali ritrovate solo di recente. Delinea così un suggestivo ritratto psicologico dell'artista: prima turbato dalla relazione clandestina con Alma Mahler, allora minorenne; poi legato a Marie Zimmermann (una modella da cui ebbe due figli) e alla stilista Emilie Flöge, la donna che frequentò tutta la vita, con cui intrattenne un carteggio fittissimo e inspiegabilmente distaccato. Oltre alle lettere sono raccolte le testimonianze di amici, familiari, artisti che gli furono vicini, e che gettano luce sui suoi rapporti con Rodin, Schiele e l'ambiente viennese. «Non valgo molto con le parole, non sono capace di parlare e di scrivere, soprattutto se devo dire qualcosa di me o del mio lavoro. Anche se devo scrivere una semplice lettera mi prende l'angoscia, come se avessi la nausea» confessa Klimt stesso, in una pagina qui pubblicata. Ma proprio le sue difficoltà e le sue reticenze ci fanno capire qualcosa di lui, che altrimenti non avremmo potuto conoscere. (Elena Pontiggia)
EUR 12.35