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Il Cenacolo di Leonardo
«Dai suoi scritti, vediamo come il temperamento dolce e tranquillo del nostro Leonardo fosse incline ad accogliere in sé le manifestazioni più diverse e più turbolente. La sua dottrina insiste dapprima su forme generalmente belle, ma poi al contempo anche sulla precisa attenzione a ogni anomalia, fino all'orribile. Si consideri l'Ultima Cena, dove Leonardo ha raffigurato tredici personaggi, dall'adolescente al vegliardo: uno pacatamente rassegnato, uno spaventato, undici eccitati e turbati dal pensiero di un tradimento in seno alla famiglia. Qui si osserva l'atteggiamento più mite e più composto fino alla esternazione delle più violente passioni. Se tutto questo doveva essere preso dalla natura, quale fu l'attenzione alle occasioni, quale il tempo richiesto per scovare tanti particolari e rielaborarli nell'insieme! Perciò non è affatto inverosimile che Leonardo abbia atteso all'opera per sedici anni, senza giungere a conclusione né col traditore né col Dio fatto uomo, e proprio perché entrambi sono soltanto concetti, che non si vedono con gli occhi». Con uno scritto di Marco Carminati.
EUR 12.35
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Aforismi sull'arte
«Il primo errore nel campo dell'estetica e della teorica dell'arte consiste nell'identificazione dell'arte con la bellezza, come se l'uomo avesse bisogno dell'arte per farsi creare un mondo del bello. È da questo primo errore che derivano tutti gli altri equivoci. Sarebbe da ricercare quando questo preconcetto si sia affacciato per la prima volta e dove abbia le sue radici. Sembra che sia antichissimo e abbia un fondamento così plausibile da giustificare il suo dominio incontrastato fin dai tempi più remoti nella sfera tutta di queste ricerche».
EUR 19.00
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Medusa
"La sua figura ci perseguita: donna e mostro, attraente e repellente, Medusa attira lo sguardo e paralizza gli uomini. Un segreto legame unisce la bellezza al tremendo. La sua ambigua presenza la troviamo nelle opere di grandi artisti come Caravaggio, Rubens, Füssli, Klimt, Van Gogh, fino a Giacometti, De Chirico, Magritte, Pollock. In origine, verso l'VIII secolo a.C., Medusa incarna l'orrore. Dopo tre secoli si trasforma in creatura seducente e come gli angeli partecipa a due ordini e a due sessi. Simbolo del potere mortifero dello sguardo, Medusa, secondo Jean Clair, è un emblema della modernità, mostra l'altra faccia dell'era delle immagini, ci conduce dietro l'apparenza dove il mondo diventa immondo. L'approccio iconologico e psicoanalitico dell'autore attraversa il tema dell'orrido e del sublime nell'arte, fino a unire in accostamenti inediti i bestiari medioevali e D'Annunzio, il sesso delle statue greche e i parrucchieri della Rivoluzione francese, Freud e Mantegna, Bataille e l'invenzione della prospettiva, l'estetica contemporanea e il gesto dell'artista oggi." (Giancarlo Ricci)
EUR 22.80
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La confessione come genere letterario
«La filosofia che non ha umiliato la vita ha umiliato se stessa, ha umiliato la verità. Come ridurre la distanza, come fare in modo che vita e verità s'intendano, la vita lasciando lo spazio per la verità e la verità entrando nella vita, trasformandola fin dove è necessario senza umiliarla? Quello strano genere letterario chiamato confessione si è sforzato di mostrare quel cammino attraverso cui la vita s'avvicina alla verità "uscendo da sé senza essere notata". Il genere letterario che ai nostri giorni ha osato riempire il vuoto, l'abisso terribile, già aperto, dell'inimicizia tra la ragione e la vita. La confessione sarebbe in tal senso un genere di crisi non necessario quando la vita e la verità si sono accordate. Ma non appena sorge la distanza, la minima divergenza, esso si rende nuovamente necessario. Per questo sant'Agostino inaugurò il genere con tanto splendore; perché è l'uomo "vecchio", abbandonato e offeso, così come può esserlo l'uomo moderno, che alla fine fa amicizia con la verità». Con uno scritto di Carlo Ferrucci.
EUR 18.05
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Del sublime
«L'angoscia della caducità è il vero punto di partenza di Schiller. Nulla è più terribile della rappresentazione della morte, dell'impossibilità di fissare per sempre la pienezza dell'essere. «Anche il bello deve morire!» è la solenne esclamazione iniziale di una delle sue più compiute composizioni liriche, la «Nänie». E la morte è anche il tema ricorrente di questi tre saggi sul sublime e sul patetico. Privata di questa sua tragica dimensione, la cultura estetica rischia di diventare una cultura della menzogna, un occultamento della caducità dell'esistenza e delle sue forme. Il sublime deve quindi «accompagnarsi al bello», nel senso di esprimere la sua più profonda e tragica dimensione, rivelando il caos che si cela dietro l'armonia e la razionalità delle forme, l'orrore della caducità; mentre la cultura della mera bellezza è denunciata come mistificazione, come cultura della décadence. Il sentimento del sublime è dunque un gesto di rinuncia: di riconoscimento dei limiti della soggettività; ma è anche un gesto di utopia: di fondazione del proprio essere nel mondo. La tragicità dell'esistente, i limiti del sensibile (dell'intelletto) si rovesciano continuamente nel sentimento del sublime in valore, nella percezione dell'infinità della natura razionale dell'uomo.» (Dallo scritto di Luigi Reitani)
EUR 18.05
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Modigliani, mio padre
«Paulette Jourdain, che era allora una bambina, si ricorda che, la notte in cui Modigliani morì all'ospedale, Zborowski non volle che Jeanne, la sua compagna, dormisse nello studio della Grande Chaumière. Paulette l'accompagnò in un piccolo albergo della rue de Seine. L'indomani Jeanne andò all'ospedale per rivedere Amedeo. Il padre, silenzioso e ostile, eppure profondamente fedele, l'accompagnò. Rimase sulla soglia, mentre Jeanne si avvicinava al cadavere. "Non lo baciò, ma lo guardò a lungo, senza dir nulla, come se i suoi occhi si appagassero della sua disgrazia. Si ritirò camminando a ritroso, fino alla porta. Conservava il ricordo del viso del morto quando la incontrammo, e si sforzava di non vedere nient'altro". L'indomani, all'alba, Jeanne Hébuterne si gettò dal quinto piano. "Sembrava un angiolo" disse Foujita. I funerali di Modigliani furono imponenti. Tutta Parigi era al Père-Lachaise. Quanti fiori! Poiché si usciva dalla guerra non si voleva avere l'aria triste, si aveva l'abitudine alla morte. Modigliani era un altro eroe che si era perduto per lasciarci della bellezza».
EUR 20.90
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Moda futurista. Eleganza e seduzione
"«Moda futurista» non si limita ad una ricostruzione storica della moda del futurismo, a raccontare o descrivere avvenimenti ed episodi collegati alle ardite creazioni sartoriali dell'avanguardia marinettiana. Attraverso la collazione a livello cronologico di manifesti teorici, di proclami, delle stroncature e di testi anche erotici e pruriginosi legati al vestiario futurista, affronta l'analisi del linguaggio letterario e comportamentale fondato su modelli e prototipi di abiti creati esclusivamente da stilisti e da artisti futuristi prestati al mondo della moda. Questa ricerca non verte né sull'aspetto decorativo dell'abito futurista, né sul suo linguaggio, e quindi sulle tendenze dello stile futurista, bensì sulla traduzione dell'uno nell'altro e viceversa, con il riconoscimento del fenomeno della moda del futurismo quale efficace sistema di significazione: un sistema di senso entro cui si producono le raffigurazioni culturali ed estetiche del corpo rivestito secondo i princìpi creativi del futurismo. L'abito futurista è descritto nei suoi dettagli artistici, tecnici e sartoriali, analizzato nel suo contesto e studiato per il suo potere di significazione simbolica, sociale, ideologica, creativa e al tempo stesso erotica. Per questo il vestito futurista è letto e interpretato in qualità di eccezionale strumento di comunicazione, di habitus, di dress code e di objet d'art diventato, al tempo stesso, uno speciale oggetto d'uso quotidiano." (Guido Andrea Pautasso)
EUR 21.85
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Scritti, interviste, testimonianze
"Sono qui raccolti i principali scritti di Edward Hopper, unitamente alle sue più significative interviste e alle più importanti testimonianze di coloro che lo conobbero. Sia le sue pagine, sia i racconti di critici e artisti che lo incontrarono - nello studio in Washington Square a New York, oppure a Cape Cod, nella casa affacciata sull'oceano che lui stesso aveva costruito all'inizio degli anni Trenta - restituiscono un ritratto suggestivo e illuminante di uno dei maestri della pittura del Novecento. Hopper si riconferma una figura elusiva ed enigmatica («Non so quale sia la mia identità. I critici ti danno un'identità, e a volte tu gli dai una mano» dichiara lui stesso), ma le sue rare dichiarazioni sono una chiave imprescindibile per conoscerne la personalità, le convinzioni, gli amori intellettuali. Edward Hopper (Nyack 1882-New York 1967) è il maggior esponente del realismo americano del XX secolo. La sua pittura, ispirata alla scena americana, dove compaiono case vittoriane e binari ferroviari, fari sulla costa atlantica e caffè solitari, distributori di benzina e immagini di strade cittadine, è al tempo stesso quotidiana e metafisica. La sua opera, come è stato detto, è un'icona del mondo contemporaneo." (Elena Pontiggia)
EUR 19.00
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Henri Cartier-Bresson. Tra ordine e avventura
«Henri Cartier-Bresson è a tal punto identificato con la fotografia e l'ha resa così illustre che si ha ormai il diritto di dire, di una foto che ci turba per motivi in parte misteriosi: "È di Cartier-Bresson". Esattamente come si dice di un quadro che colpisce: "È di Picasso". Chi non ha potuto vederlo scivolare, planare, ruotare portato da un soffio invisibile, scorgere di colpo, in virtù di quell'attenzione fluttuante che è tipica del grande fotografo, quel che nessuno aveva mai visto, cogliendolo con levità, impadronendosene silenziosamente, senza essersi posato neppure un istante, già appostato più lontano, giubilante del suo bottino e vigile guardiano della vita che aveva così perfettamente catturato solo perché ne era stato così potentemente sedotto, non sa nulla di quest'arte».
EUR 11.40
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L' arte dell'uomo primordiale
Come argomenta Aldo Tagliaferri nel commento annesso al testo, Villa apre un orizzonte teorico quanto mai avvincente che, da un lato, illumina lo sfondo mitico-religioso dal quale per millenni sono nate tutte le arti e, dall'altro, fornisce una importante chiave di lettura per una interpretazione complessiva della poetica villiana.Il vivo interesse che Emilio Villa nutrì per le testimonianze pervenuteci dalle culture preistoriche, acuito dalla visita che egli fece alla grotta di Lascaux nel 1961, fu all'origine del presente testo, scritto negli anni sessanta e qui pubblicato per la prima volta integralmente. L'autore (che fu poeta e biblista, traduttore e impareggiabile esegeta di molti tra i maggiori talenti artistici del secolo scorso) vi dispiega la propria versatilità e acutezza affrontando questioni cruciali, quali il senso della rigenerazione attraverso il sacrificio e il rapporto proponibile tra l'arte dei nostri più antichi antenati e quella novecentesca. Ricco di geniali intuizioni, L'arte dell'uomo primordiale travalica i limiti convenzionali assegnati al suo oggetto e indica una direzione di ricerca all'artista contemporaneo impegnato nel tentativo di restituire energia a un mondo simbolico considerato «decaduto e devitalizzato».
EUR 13.30
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Il problema dello stile nelle arti figurative e altri saggi
«Il fenomeno artistico, se dev'essere compreso veramente nella sua compiutezza e nella sua peculiarità, affaccia di necessità una duplice pretesa: da un lato di venir compreso nella sua condizionatezza, ossia di essere inserito nel nesso storico di causa ed effetto; dall'altro di essere compreso nella sua assolutezza, ossia di essere sottratto al nesso storico di causa ed effetto e di venir inteso, al di là della relatività storica, come una soluzione, estranea al tempo e al luogo, di un problema che è estraneo al tempo e al luogo. In ciò consiste la peculiare problematica di qualsiasi indagine che rientri nelle scienze dello spirito, ma insieme la sua peculiare attrattiva: "due debolezze" dice una volta Leonardo parlando degli archi in architettura "insieme costituiscono una forza"».
EUR 18.05
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Architettura organica. L'architettura della democrazia
«Considero ancora sana la natura umana e riconosco che la scienza ha condotto a termine un compito grandioso, ma so che la scienza non può salvarci, la scienza non può darci che i mezzi, i miracoli meccanici che peraltro già ci ha dato. Ma a cosa possono servirci queste macchine miracolose se non sappiamo usarle in modo umano? Non vogliamo vivere in un mondo dove l'uomo sia sopraffatto dalla macchina. Vogliamo vivere in un mondo in cui l'uomo eserciti il suo potere sulla macchina. Vi lascio dunque questo messaggio: ciò che noi chiamiamo architettura organica non è un semplice concetto estetico, né un culto, né una moda, ma l'idea profonda di una nuova integrità della vita umana in cui arte e religione e scienza siano tutt'uno. Forma e funzione viste come un'unica cosa: questa è la democrazia».
EUR 18.05
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Guernica. Genesi di un dipinto
«"Non faccio mai un quadro come opera d'arte; ognuno di essi è una ricerca. Sono sempre alla ricerca e c'è una sequenza logica in ciò che ricerco. È per questa ragione che li numero; è un esperimento nel tempo; li numero e li dato; forse un giorno qualcuno me ne sarà riconoscente". Questa osservazione di Picasso è significativa, ci indica come, secondo lui, l'elemento più rilevante nella creazione non consiste in un lavoro singolo o nella somma di tutti i lavori, ma nel processo di fluttuazione e di continua trasformazione offerto dalla sequenza dei tentativi. Secondo Picasso, tutta la sua opera creativa sembra possedere una dimensione temporale che non deve esser considerata come biografica ma come un aspetto essenziale dell'opera stessa. Ne consegue che gli schizzi per una determinata opera devono essere considerati alla stregua di una sequenza di opere compiute, e che essi, oltre a rappresentare gli stadi successivi d'un problema risolto gradualmente, debbono essere considerati come varianti sul tema di quella particolare opera. Ecco perché dobbiamo considerare come significativo il fatto che, per la prima volta nella storia, un artista abbia creato, catalogato e conservato con cura delle serie così vaste di studi preparatori. Il materiale preparatorio a "Guernica", che viene qui riprodotto nella sua interezza, consiste di disegni e pitture, oltre a numerose fotografie (prese nello studio di Picasso dalla moglie Dora Maar) di vari stadi dell'opera stessa. Dopo le descrizioni più o meno schematiche del processo creativo quali ci vengono offerte dai testi teorici, si rimane quasi stupefatti dalla complessità presentata da questi schizzi, l'ampiezza e la varietà delle invenzioni, l'avanti e indietro dei tentativi, gli scarti, l'abbondanza delle combinazioni e delle modificazioni sperimentate».
EUR 16.50
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Pittura e scultura futuriste
"È questo un testo capitale nella storia delle avanguardie artistiche del Novecento. È un testo che si pone con una propria fisionomia accanto a quelli di Kandinsky, Malevic, Mondrian. Il senso generale che se ne può enucleare è quello, nello sfacelo dei valori ottocenteschi degenerati, alla cui rovina Boccioni stesso collaborò come ogni altro artista d'avanguardia, di un artista che ha saputo intuire il pericolo del frammentismo impressionistico da una parte e dell'arabesco della pittura pura dall'altra. Per questo il suo sforzo creativo e teorico ha coinciso con la ricerca di un centro che sostituisse il crollo dei vecchi valori con una concezione unitaria che rinsanguasse con un contenuto nuovo il puro plasticismo. Nel suo pensiero lo «stato d'animo plastico», rimedio al rischio di «perdersi nell'astrazione», doveva essere proprio questo centro: «Il riassunto definitivo di tutte le ricerche plastiche ed espressionistiche». Non solo quindi una sintesi dei valori formali divisionisti e cubisti, ma anche dei valori emozionali: «È l'emozione» egli scrive «che dà la misura, frena l'analisi, legittima l'arbitrio e crea il dinamismo». Come si vede siamo assai lontani da quell'«estetica della macchina» ch'era stata enunciata da Marinetti. La tendenza di Boccioni era più ricca e complessa. L'elemento alogico, intuizionistico di Boccioni, nelle sue opere più tipiche, si rivela come una sorta di ebbrezza drammatica che rompe i limiti angusti di una concezione positivistica, pur mantenendo un corposo rapporto con la realtà. Oltre le sue contraddizioni, in Boccioni era soprattutto viva l'urgenza di essere un artista presente nell'ansioso dramma della vita moderna, non in maniera esterna, estemporanea, ma come un lievito attivo. Questo era il modo per essere dentro la realtà in atto, un modo che poneva nuovi e più ardui problemi d'espressione. Ma questo, caduta ogni altra circostanza negativa, è appunto il...
L' arte del marmo
Nel 1921, mentre tutta l'Europa ridiscute i principi dell'arte moderna e dà vita a quell'intensa stagione espressiva che sarà chiamata «Ritorno all'ordine», Adolfo Wildt pubblica uno dei testi più significativi del momento, per magistero tecnico e consapevolezza di dottrina: uno scritto luminoso e implacabile sull'arte di lavorare il marmo. Non è un trattato sulla scultura, ma su una materia: quella materia «viva, sonora e splendida» che aveva amato sin da ragazzo di un amore febbrile e disperato. «Fin da fanciullo ebbi un'adorazione pel marmo, ch'io non mi sono mai spiegata. Ricordo che, giovinetto, abbracciavo i blocchi di marmo e dicevo, forse senza comprenderne il significato, ch'io avrei dovuto domarli. Non amai il divertimento perché soffrii giovanissimo e forse per questo adorai il marmo» dirà lui stesso. Non ci sono nel libro astrazioni e divagazioni: si sente che è l'opera di un artefice, a cui preme trasmettere agli allievi la sua dura esperienza. Tuttavia si insinua in ogni pagina una luce metafisica. Come un alchimista medioevale, come un maestro scalpellino dell'anno Mille, Wildt conosce tutti i segreti della sua arte. Ma nulla è più lontano da lui di un formalismo compiaciuto. L'«ansietà di interminabile perfezione» che si esprime nel mestiere ha un significato non solo estetico, ma etico. Perché il compimento dell'opera è la rivelazione della verità. (Elena Pontiggia)
EUR 12.35
Demoni e visioni notturne
"Il motto di questa autobiografia fedele e visionaria potrebbe essere una frase dello stesso Kubin: la fantasia è il destino. Ma, a guardare sotto l'immediata superficie di questa vita d'uomo e di artista, si direbbe viceversa che il destino, nelle sue operazioni e nei suoi imprevisti, metta meno fantasia di quanta ne mostri in apparenza. Sta di fatto che, in un dato momento, anche gli esseri più singolari sembrano nati a confermare in modi più vistosi la sagoma e le funzioni di una data «serie» umana. Kubin, attraverso tutti i suoi disegni, le sue tempere, le sue illustrazioni, finisce in realtà coll'illustrare un solo, inquietantissimo testo: la storia di una generazione destinata a scontrarsi, in un misto di atavico terrore e di inaudita lucidità, col caos, i mostri, le rivelazioni informi o sublimi della psiche. Può benissimo narrarci come le tappe successive, i ripetuti appelli della sua vocazione si siano prodotti nel corso di una vita, tutto sommato, casalinga e borghese (dopo alcune veniali sregolatezze di gioventù). Il lettore si serberà il diritto di prestar fede ma insieme di non abboccare a quel tono di candore, di bonaria naturalezza. Nessun dubbio che solo nella sua maturità avanzata Kubin si sia accorto di aver vissuto nell'età di Freud e abbia imparato a chiamare onirico il proprio mondo. E che non abbia pensato di venire dopo Rimbaud e dopo la constatazione che l'artista è un favoloso teatro d'opera. Certo, del mondo onirico, egli ci dà una delle trascrizioni più immediate. La sua breve autobiografia è la goticheggiante e paurosamente moderna confessione psichica di un figlio del tempo che trapassa verso l'era cosmica." (Dalla nota di Giacomo Debenedetti)
EUR 12.35
Tamara de Lempicka
"Aveva settantaquattro anni Tamara de Lempicka quando, da vera e indomita combattente, iniziò la sua definitiva e vincente riscossa. Avvenne nel 1972 e il teatro di battaglia fu una galleria alle Halles di Parigi. I galleristi Blondel e Plantin seppero impostare il ritorno di Tamara sulle scene con grande competenza. Le quarantotto opere esposte erano solo quelle storiche, scelte nell'atelier della Lempicka che controvoglia aveva accettato di riproporle, considerandole fuori moda. Blondel e Plantin seppero ben gestire il «fenomeno» che avevano a portata di mano: un'artista che a Parigi aveva conosciuto il successo di critica e di pubblico, aveva ritratto l'aristocrazia, il bel mondo, gli intellettuali, ma anche e soprattutto le lolite, le donne dell'alta società che guidavano Bugatti e sciavano a Saint-Moritz, i loro trasgressivi amori saffici. Aveva occupato le pagine delle riviste con le sue foto da diva di Hollywood. Poi era scomparsa. E il 1972 fu l'anno della «scoperta» di Tamara de Lempicka, che in una foto di Laurent S. Jaulmes, scattata al vernissage, appare ancora padrona di uno stile perfetto: magra e altera, un taglio di capelli allora in voga, il naso aquilino portato come un segno di nobile distinzione. Un carisma naturale, a qualsiasi età." (Dallo scritto di Gioia Mori)
EUR 12.35
Saggi sulla pittura
"L'eco della concezione estetica di Diderot fu ampia e vivace presso i contemporanei, e andò accrescendosi a mano a mano che venivano alla luce i molti scritti che egli aveva lasciato inediti o che erano stati diffusi solo in un ristretto circolo di amici. In Germania, uomini come Lessing, Goethe, Schiller ne rimasero profondamente impressionati. Schiller, a cui Goethe aveva prestato i «Saggi sulla pittura» (1765), gli scrisse: «Ieri mi è capitato sotto gli occhi Diderot, che davvero mi incanta e ha scosso profondamente il mio spirito. Si può dire che ciascuno dei suoi aforismi è come un lampo che illumina i segreti dell'arte; e le sue osservazioni riflettono così fedelmente ciò che l'arte ha di più alto e di più intimo, da poter valere allo stesso modo per tutti i suoi differenti aspetti e da costituire un'indicazione non meno per il poeta che per il pittore». E Goethe rispondeva: «È un'opera magnifica, più utile ancora al poeta che al pittore, anche se a quest'ultimo fornisce un lume possente». La vitalità della concezione estetica di Diderot si palesò in modo durevole e universale, quanto più si fece chiaro il ruolo ineliminabile da essa esercitato negli ulteriori sviluppi della produzione artistica. Non sarebbe possibile fare la storia del teatro moderno, del romanzo moderno, della critica d'arte senza porre in rilievo la battaglia innovatrice che Diderot condusse in questi campi, e le premesse teoriche che stanno alla base di quella battaglia". (Dalla nota di Guido Neri)
EUR 12.35
Il vaso di Pandora. I mutamenti di un simbolo
«"Non c'è mito più noto di quello di Pandora, ma forse nemmeno più equivocato. Pandora è la prima donna, la meravigliosa origine del male. Apre una scatola proibita e ne fuoriescono tutti i mali dell'umanità; resta solo la speranza. Scatola diventata proverbiale...". Questa affermazione di Jane Harrison conserva tutta la sua validità. Tuttavia, permangono ancora molte domande relative a Pandora. Come mai, ad esempio, abbia acquisito una simile fama grazie a un attributo emblematico che, in realtà, non era né una scatola, né le apparteneva. E come spiegare che, contrariamente a molte altre figure mitologiche, Pandora non figuri nell'arte medioevale, e che il suo ritorno in auge, di fatto una vera e propria rinascita, si sia verificato in terra francese e non italiana? C'è inoltre da chiedersi come mai - nonostante una quantità incalcolabile di libri e saggi l'abbiano studiata nel contesto di religione, arte e letteratura greche, e, d'altra parte, abbiano cercato di coglierne il significato nell'omonima opera teatrale di Goethe - noi si sia così ignoranti sulle sue vicende nel lungo periodo che separa queste due epoche storiche».
EUR 20.90
1789, i sogni e gli incubi della ragione
"In "1789, i sogni e gli incubi della ragione", ho preso in esame alcune delle immagini tipiche della cultura rivoluzionaria francese nel contesto del neoclassicismo europeo. L'opera studia le forme in cui, proclamando la vittoria dei grandi princìpi, si è sperato di renderli comprensibili e di diffonderli. Questa vittoria fu spesso rappresentata come un'aurora. Quest'arte che volle espellere l'ombra ci sembra avere attinto alla sua piena grandezza solo in quegli artisti che, come Goya, hanno avvertito in loro stessi e attorno a loro il ritorno minaccioso dell'ombra."
EUR 20.90