Sfoglia il Catalogo Feltrinelli8
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 8641-8660 di 124643 Articoli:
-
Per monstra ad sphaeram
Con questo volume il pubblico italiano ha per la prima volta a disposizione una scelta tematicamente e cronologicamente coerente di testi inediti dal lascito di Aby Warburg, in un'edizione filologicamente attendibile che si basa sulla edizione critica tedesca stabilita dagli stessi curatori. Si tratta di frutti del lavoro svolto da Warburg durante il suo ricovero nella clinica di Ludwig Binswanger a Kreuzlingen, e allo stesso tempo di testimonianze della guarigione che permise finalmente il suo congedo e il ritorno ad Amburgo. Scopo dell'edizione è mostrare che Warburg non smise mai, anche durante il periodo più critico della sua vita, di riflettere sui problemi che lo interessavano e che la famosa conferenza sul Rituale del serpente non fu dunque un fenomeno isolato, quasi un fulmine a ciel sereno nella notte di Kreuzlingen. Particolarmente importanti da questo punto di vista sono i testi che possono valere come nucleo originario dell'atlante Mnemosyne: le note raccolte sotto il titolo "Le forze del destino riflesse nel simbolismo all'antica" e la conferenza in memoria di Franz Boll. Qui riesce a Warburg, per un'unica volta, di offrire una sintesi complessiva della sua opera e di guidare il lettore attraverso il labirinto del suo pensiero. La lettura di questi testi, illuminante e rasserenante a un tempo, consente di vivere, al passo con l'autore, l'esperienza di una vera e propria catarsi.
EUR 19.95
-
Architettura moderna e altri scritti
«Appena tre anni dopo aver visto la luce, «Architettura moderna» ha registrato successi ovunque. Gli avversari sono rientrati nel suo campo alla spicciolata, quasi da disertori. I loro migliori rappresentanti hanno vacillato quando si sono accorti che lo scudo di vetro con cui cercavano di opporsi all'assalto di «Architettura moderna» era soltanto di cartone. Ogni lottatore prova indubbiamente soddisfazione, se dopo anni di lotte può constatare la vittoria delle sue idee. Questa vittoria è giunta. L'arte è risorta dalle ceneri della tradizione, luminosa come l'araba fenice, rivelando una potenza nuova, eternamente creatrice. Era necessario che questo avvenisse. L'arte non poteva più camminare sui sentieri troppo battuti dell'imitazione; doveva raggiungere, con l'intuizione e la ricerca, l'espressione artistica adatta al nostro tempo, che è ricco di capacità creativa. Non tutto ciò che è moderno è anche bello. Ma la sensibilità ci deve suggerire che oggi solo le cose moderne possono essere considerate veramente belle. Ogni epoca artistica ha rinunciato agli ideali dell'epoca precedente, per darsi un proprio ideale di bellezza. La nuova concezione del bello ci riempie d'entusiasmo e schiaccia con prepotenza tutto ciò che sa di imitazione». Con uno scritto di Giuseppe Samonà.
EUR 21.85
-
Memorie
«Nel febbraio del '46 ebbi un attacco di cuore. Per alcuni mesi, per la prima volta, fui bruscamente imbrigliato. Inchiodato a un letto e a un regime da infermo. La circolazione del sangue batteva fiacca. I pensieri procedevano a rilento. Dinanzi a me, vari mesi di un ambiente irrimediabilmente uguale. Mi sentivo perfino contento. Pensavo che finalmente mi sarei guardato attorno, avrei meditato e cambiato le mie idee. E avrei capito tutto su me stesso. Sulla vita. Sui quarantotto anni vissuti. Dirò subito che non capii nulla. Né sulla vita. Né su me stesso. Né sui quarantotto anni vissuti. Nulla, tranne forse una cosa. Che la vita l'avevo percorsa al galoppo. Senza voltarmi a guardare indietro. Come una serie di trasbordi da un treno all'altro. Come una corsa per prendere un treno, dopo essere sceso dall'altro. Con l'attenzione incessantemente rivolta alla lancetta dei secondi. Arrivare a tempo in un posto. Non arrivare troppo tardi in un altro. Far presto qui. Riuscire a svignarsela di là. Come dal finestrino di un treno, sfrecciano via brandelli d'infanzia, scampoli di gioventù, momenti di maturità. Vividi, rutilanti, vorticosi, policromi. E d'un tratto una sensazione orribile. Che non si è afferrato niente. Lo si è solo sfigurato. Mai bevuto sino in fondo. Di rado s'è inghiottito qualcosa, ma senza gustarlo».
EUR 20.90
-
La pecora di Giotto
«Il titolo del libro allude, naturalmente, al popolare aneddoto illustrato anche su certe scatole di matite colorate che accompagnano tanti ricordi della nostra infanzia. La popolarità di questo aneddoto è dovuta al fatto che lo racconta il Vasari: un fatto che è anche la causa della sua mancata considerazione da parte della critica. Ma il Vasari non fa che parafrasare un succinto passo del secondo Commentario del Ghiberti: "Nacque uno fanciullo di mirabile ingegno il quale si ritraeva del naturale una pecora; in su passando Cimabue pictore per la strada a Bologna vide el fanciullo sedente in terra et disegnava in su una lastra una pecora Cimabue menò seco Giotto e fu discepolo di Cimabue". Ora, un aneddoto raccontato dal Ghiberti non può essere liquidato come uno dei tanti aneddoti raccontati dal Vasari, per il quale essi avevano la funzione di artifici retorici utili a dare compiutezza al racconto storico, secondo una concezione della storia che egli condivideva con i contemporanei. Lo scritto del Ghiberti appartiene a un genere letterario diverso e non ha le preoccupazioni del Vasari. Del secondo Commentario, le cui notizie che si possono controllare risultano sostanzialmente attendibili, va preso sul serio tutto e io credo che anche il raccontino della pecora di Giotto, al di là del suo significato letterale, alluda almeno a due aspetti reali. Uno è il rapporto da maestro ad allievo tra Cimabue e Giotto: rapporto che è venuto in luce con molta chiarezza lungo il cammino a ritroso condotto in questa ricerca, partendo dalla enucleazione di quei dati arcaici che costituiscono l'elemento diversificatore più profondo degli affreschi di Assisi da quelli di Padova, ma che giustificano anche questa diversità in ragione di un prima e di un dopo, nella prospettiva naturale dello sviluppo di una...
Quando ero fotografo
"Signore, sono così spaventato del risultato che abbiamo ottenuto che sono a pregarvi nei termini più insistenti e che sollecito come un favore, di distruggere tanto le prove che potete avere come la lastra. Non ho bisogno di dirvi come sarei dispiaciuto nel sapere che una sola di quelle tristi effigi potesse essere nota. Sono ancora sofferente e spero d'essere in migliore stato fra qualche giorno: ma in nome del cielo, non lasciate sussistere, per amicizia per me, il risultato di quel momento. [...]" (Lettera di Eugène Delacroix a Nadar, 9 luglio 1858)
EUR 22.80
Correggio
«Lasciata ora "la verità della finzione" e volgendosi, nella volta, alla "finzione della verità", immaginò l'artista che per il varco aperto entro la cappa del camino, dagli ovali sforati entro la volta di verzura, apparisse in aria aperta la conclusione della Caccia di Diana, patrona della committente. E in questa visione egli parla più apertamente la lingua illustre d'Italia, con la sua propria dolcezza d'inflessione, con un'accaldata e palpabile pienezza vitale, con una così soluta metamorfosi di gesti e di moti al cui confronto i putti raffaelleschi a trottola della "Disputa", delle "Virtù del Giudice" e della Farnesina, o i putti ercolini, abnormi della Sistina, recedono in una zona più astratta. E ancora scricchiola il pergolato sotto il tramestìo degli Amori, ancora rintoccano i peltri, trasudano le teste tiepide degli arieti, si stendono come pastelle di sfoglio, le tovagliette del tinello incantato di Donna Giovanna Piacenza». Con una nota di Daniele Benati.
EUR 19.00
Piero della Francesca
Questo volume dedicato a Piero della Francesca uscì postumo, a Parigi, nel 1952. Il materiale fu vagliato e messo insieme da alcuni allievi sulla base di un consistente brogliaccio e di molte note conservate. La scansione dello scritto che Focillon dedicò in forma opportunamente didattica e breve a Piero possiede anche una metrica giustamente elementare. Così, all'apertura di paese e di geografia della storia, di momento storico non metafisico e neppure cronologico, fa seguito la vita dell'artista e una sommaria traccia della sua attività, non priva di alcune proposte anche a riguardo di opportunità cronologiche e di stile. Poi, il metodo informativo si alza nuovamente a ridosso della proposta di indagare a riguardo dei maestri della prospettiva e soprattutto di Leon Battista Alberti, nel cui magistero parallelo e incisivo le parole di Focillon sembrano trovare già l'interesse tematico che, nel dopoguerra, sarà Chastel ad approfondire nel mondo fiorentino e nel neoplatonismo. Ora, il lettore potrà segnare i punti del suo indubitabile interesse, come è giusto che si faccia, sfogliando le pagine di una così intensa ed elegante proposta di studio e di approfondimento. È inutile, di fronte a una tessitura che è insieme propositiva e definitiva, che si perseguano in questo scritto di informazione tutte le qualità che il testo evidenzia con nitore nel corso della lettura. Analisi come quelle dedicate all'ossessione del pittoresco, del romanzesco e del contenuto; individuazioni di metodo come quella della nozione di evento; assaggi appena suggeriti in direzione di classificazioni tipologiche o psicologiche; oppure, infine, l'offerta didattica di ciò che lega architettura, paesaggio e senso del tempo; sono solo brevi appunti che ognuno potrà meglio attivare e colmare, magari correndo proprio a riaprire le pagine un po' ingiallite di quel singolare, fruttuoso e interminabile libretto che è dedicato...
Architettura futurista
«Il problema dell'architettura moderna non è un problema di rimaneggiamento lineare. Non si tratta di trovare nuove sagome, nuove marginature di finestre e di porte, di sostituire le colonne, i pilastri, le mensole con cariatidi, con mosconi, con rane; non si tratta di lasciare la facciata a mattone nudo, o di intonacarla o di rivestirla di pietra; non si tratta, in una parola, di determinare differenze formali tra l'edificio nuovo e quello vecchio; ma di creare di sana pianta la casa nuova costruita, tesoreggiando ogni risorsa della scienza e della tecnica, appagando signorilmente ogni esigenza del nostro costume e del nostro spirito, calpestando quanto è grottesco, pesante e antitetico con noi (tradizione, stile, estetica, proporzione), determinando nuove forme, nuove linee, una nuova ragione d'essere solo nelle condizioni speciali della vita moderna, e la sua rispondenza come valore estetico nella nostra sensibilità. Quest'architettura non può essere naturalmente soggetta a nessuna legge di continuità storica. Essa deve essere nuova come sono nuovi il nostro stato d'animo e le contingenze del nostro momento storico».
EUR 13.30
Lettere e scritti sull'arte
"'Più m'addentro nell'arte e vivo di essa e per essa, e più sento il bisogno di esprimermi non solo colle opere, ma collo scritto, per determinare il significato di questa parola Arte almeno nella parte che più mi tocca, la pittura'. Così inizia uno dei primi tentativi di Giovanni Segantini di raccogliere compiutamente e ordinatamente le idee e le intuizioni sull'arte. Sono scritti che non vogliono avere alcun carattere scientifico, anzi, fin dal titolo, 'Così penso e sento la pittura' o 'Sentimento e natura', testimoniano la loro assoluta, empirica soggettività. E se è vero, come aveva scritto, che 'artista si nasce e non si diventa' perché non c'è scuola che possa inoculare il germe dell'arte, nel caso della scrittura, invece, la faccenda si faceva assai più complessa. Almeno lo era per lui". (Dallo scritto di Lorella Giudici)
EUR 12.35
Arcimboldo
Tanto regolata e coronata dal successo fu la vita di Giuseppe Arcimboldo, quanto accidentato e censurato dall'oblio il destino postumo delle sue opere. Pittore tra i più amati, lusingati e imitati del suo tempo, svolse onorata carriera al servizio di arcivescovi e imperatori; i suoi dipinti subirono invece il flusso di alterne vicissitudini, andarono in gran parte dispersi e confusi nella massa delle modeste e anonime imitazioni. Intravista come «curiosità» e relegata nella sottospecie dei «capricci e bizzarrie» dal gusto dominante, la sua opera fu pressoché ignorata dalla letteratura artistica ufficiale, o citata solo accidentalmente, spesso a sproposito; questo artista strabiliante è stato un «caso», vagamente romanzesco, della storia dell'arte, e la sua biografia rimane affidata alle sole testimonianze dei ridondanti panegirici che gli dedicarono i suoi contemporanei e alle puntigliose note spese riesumate dagli archivisti tra i documenti e la contabilità dei suoi potenti mecenati. (Dallo scritto di Corinna Ferrari)
EUR 11.40
Michelangelo
«L'opera di Michelangelo» scrive Georg Simmel «manifesta un carattere tragico che ritroviamo anche nella sua vita, come dimostrano le sue tarde poesie e quel capolavoro assoluto che è La pietà Rondanini: la sua creazione non ha soddisfatto il suo bisogno decisivo, le sue necessità più profonde. Il suo dolore più lacerante, metafisico, fu infatti l'impossibilità di giungere alla redenzione, all'assoluto - a cui incessantemente tendeva - per via della creazione artistica incentrata sulla visione sensibile. L'idea, di cui Michelangelo divenne martire sembra appartenere ai problemi che l'umanità si pone all'infinito: trovare la perfezione e la redenzione della vita nella vita stessa, configurare l'assoluto nella forma del finito. Come per le figure di Michelangelo, così per la sua vita, l'ultima e decisiva tragedia consiste nel fatto che l'umanità non ha ancora trovato questa via». Con uno scritto di György Lukács.
EUR 12.35
Ut pictura poesis. La teoria umanistica della pittura
"Questo saggio va inteso come un tentativo di definire la teoria umanistica della pittura e di tracciarne a grandi linee lo sviluppo dagli inizi nel XV secolo al Settecento, quando i nuovi orientamenti del pensiero critico e delle arti figurative cominciarono a determinarne il declino. Sempre presente in questa teoria è l'assunto fondamentale - oggi peraltro non più accettato - che la buona pittura, come la buona poesia, sia l'imitazione ideale della natura umana in azione. Ne consegue che i pittori, come i poeti, devono esprimere verità generali rifuggendo dal particolare, facendo uso di soggetti universalmente conosciuti e apprezzati, tramandati attraverso la narrazione biblica e la lettura dei classici greco-romani; inoltre devono rappresentare una multiforme varietà di emozioni e tendere non soltanto a dilettare ma anche a istruire l'umanità. Questa teoria, come in larga misura anche l'arte di quel periodo, aveva le sue radici nell'antichità. Le famose analogie tra pittura e poesia di Aristotele e di Orazio avevano indotto i critici, che non trovavano negli antichi una vera e propria teoria della pittura, a trasferire l'antica teoria letteraria a un'arte per la quale non era stata concepita. Essi infatti trovavano una "raison d'être" a una teoria umanistica della pittura non soltanto negli insegnamenti degli autori antichi relativi alla letteratura umanistica, ma nell'arte italiana stessa, che, intesa nei suoi momenti migliori come ricerca del vero - da Cimabue a Giotto, da Raffaello a Michelangelo a Tiziano -, si risolveva nel senso più alto in rappresentazioni delle azioni e dei sentimenti dell'uomo". (Dalla prefazione dell'autore all'edizione italiana).
EUR 21.85
Ritratto dell'artista da saltimbanco
«Starobinski ricostruisce, in "Ritratto dell'artista da saltimbanco", la complessa vicenda dell'artista nella cultura borghese otto-novecentesca e indica i momenti decisivi della sua alienazione, del suo autocritico allontanamento dal corpo mondano, infine del suo autoironico camuffamento nei panni buffoneschi del pagliaccio da circo. Questo percorso starobinskiano radicalmente apollineo anche perché (al di là dell'apparente linearità tematica, arricchita dalla scrittura cristallina di sempre) è enigmatico e allegorico, allusivo e problematico: anche quando si accosta frontalmente al tema centrale della riflessione sul ruolo, sulle figure archetipiche e sui miti dell'Artista nella cultura moderna, Starobinski non cessa di mettere sempre in gioco sé stesso, di rilanciare sul tappeto il proprio stesso metodo. Parla dell'Artista, e implicitamente chiama in causa anche il ruolo, le figure archetipiche e i miti del Critico, a sua volta domatore di fantasmi collettivi.» (Corrado Bologna)
EUR 19.95
L' angoscia dell'influenza. Una teoria della poesia
«La storia della poesia, come il nostro libro vuole dimostrare, dev'essere considerata indistinguibile dall'influenza poetica, poiché i poeti forti costruiscono tale storia travisandosi l'un l'altro, in modo da liberare un nuovo spazio alla propria immaginazione. Il mio interesse è per ora unicamente rivolto ai poeti forti, alle figure maggiori che hanno avuto la tenacia di lottare, anche fino alla morte, coi propri precursori forti. I talenti deboli tendono a idealizzare; le figure di vasta immaginazione invece si appropriano dell'esistente. Ma niente si ottiene per niente, e l'autoappropriazione comporta dunque enormi angosce di indebitamento, poiché quale autore forte vorrebbe riconoscere ch'egli non è riuscito a creare con le sue sole forze?»
EUR 19.95
Mantegna
"Fra gli ultimi anni dell'Ottocento e la fine della prima decade del Novecento gli interessi di Roger Fry (1866-1934) si concentrarono principalmente sull'arte italiana, e gli scritti su Mantegna qui tradotti sono da ascrivere al periodo che precedette la scoperta del postimpressionismo. Rivelano le qualità di Fry come critico, conoscitore e storico dell'arte: l'abilità sia nella generalizzazione sia nell'acuta osservazione del dettaglio, la ricerca indefessa delle qualità estetiche essenziali, l'attenzione alla tecnica, e al suo significato, derivata dalla convinzione che "l'eccellenza nella tecnica consiste sempre nella sua capacità di adattarsi perfettamente all'espressione dell'idea". Va ricordato che Fry era anche restauratore di quadri, conosceva per esperienza personale le possibilità e i limiti del mezzo, e sapeva parlarne in termini appropriati. E proprio questa capacità di giudicare il quadro da un duplice punto di vista - come pittore, affrontando problemi attuali di colore e di composizione, e come spettatore, con atteggiamento estetico, poetico e filosofico - a conferire profondità e allo stesso tempo freschezza ai suoi scritti." (Dallo scritto di Caroline Elam)
EUR 18.05
Viatico per cinque secoli di pittura veneziana
"Il progetto che Roberto Longhi scelse nell'immediato dopoguerra per il suo scritto 'Viatico per cinque secoli di pittura veneziana', che fu la risposta ad un evento espositivo, si focalizzava su di un doppio proposito che appare tuttora chiaramente. Lo studioso intendeva sottolineare la personale scelta del soggetto e il precoce ambito cronologico di essa, manifestando fin da subito, nei brevi capitoli del libro, il legame mentale e sentimentale che lo legava alla pittura veneziana. Le pagine dedicate a Giovanni Bellini e a Vittore Carpaccio appaiono ancora oggi prove supreme, anche grazie alla maestria letteraria, nell'intento di evocare la grandezza di queste personalità paradigmatiche e a lui particolarmente care. L'intimo significato delle tematiche affrontate dal Viatico si manifesta oggi anche con maggiore evidenza, considerando l'importanza del contributo che lo scritto ha dato alla conoscenza della pittura veneziana." (Mina Gregori)
EUR 23.75
La vita e l'opera di Albrecht Dürer
«Fu in Germania che, nel Quattrocento, l'invenzione della stampa, dell'incisione e della xilografia fornì al singolo la possibilità di diffondere le proprie idee in tutto il mondo. Proprio mediante le arti grafiche la Germania assurse al ruolo di grande potenza nel campo artistico, grazie principalmente all'attività di un artista che, benché famoso come pittore, divenne una figura internazionale solo per le sue doti di incisore e xilografo: Albrecht Dürer. Le sue stampe per più di un secolo costituirono il canone della perfezione grafica e servirono da modelli per infinite altre stampe, come pure per dipinti, sculture, smalti, arazzi, placche e porcellane, non solo in Germania, ma anche in Italia, in Francia, nei Paesi Bassi, in Russia, in Spagna e, indirettamente, persino in Persia. L'immagine di Dürer, come quella di quasi tutti i grandi, è cambiata secondo l'epoca e la mentalità in cui si è riflessa, ma sebbene le qualità distintive della sua innegabile grandezza furono variamente definite, questa grandezza fu riconosciuta subito e mai messa in dubbio».
EUR 42.75
Scritti inediti (1927-1931)
Sono raccolti in questo volume una quarantina di testi di Sironi, apparsi sul "Popolo d'Italia" fra il 1927 e il 1931, e da allora mai più ripubblicati. Sono articoli di profondo interesse perché si soffermano su alcuni protagonisti dell'arte italiana (Fattori, Gola, Wildt) o scoprono precocemente artisti allora agli esordi (Fontana, Sassu, Manzù, Cantatore, De Amicis, Regina, Andreoni, Di Terlizzi e molti altri). Anche le cronache d'arte che riguardano pittori dimenticati, però, presentano motivi di forte interesse, perché danno l'occasione a Sironi di trattare problemi stilistici (il superamento del verismo e dell'impressionismo, la critica al divisionismo e al secessionismo, il dialogo fra modernità e classicità, il valore non decorativo del colore) o ideologici (il rapporto fra arte e fascismo). Nella postfazione, infine, Elena Pontiggia riesamina l'intero corpus di scritti di Sironi espungendo molti falsi. Dimostra infatti che una decina di articoli, attribuiti all'artista nell'ormai classica antologia di testi sironiani del 1980, sono in realtà di altra mano.
EUR 12.35
Michelangelo pittore
«Quando la Volta Sistina fu compiuta (fu scoperta parzialmente nel 1510 e totalmente nell'autunno del 1512), essa apparve come un fatto capitale per l'arte, un tale salto rispetto al Quattrocento da far pensare di trovarsi in un'altra epoca. Di colpo si era "ingrandita la maniera" di dipingere, lo stile si era fatto elevato, le forme si erano dilatate e irrobustite con risultati di un fascino talmente imperioso che Raffaello stesso ne fece tesoro. È inutile insistere su una sorta di incomunicabilità tra la grandezza scontrosa di Michelangelo e la serena naturalezza di Raffaello: chi guardi una figura come quella in piedi di spalle presso San Gregorio Magno, o quella di filosofo antico che indica col braccio colossale all'estrema destra della "Disputa del Sacramento", o il gigantesco Eraclito seduto ai piedi della scalinata della "Scuola d'Atene" non potrà ricorrere per un confronto altro che alla umanità della Volta Sistina. Tale ingrandimento della maniera di dipingere si attuava con una bravura e una disinvoltura sbalorditive; l'assoluta padronanza dei mezzi disegnativi non ammetteva errori, anzi le forme più difficili erano cercate e provocate a bella posta. Questa sicurezza senza precedenti soggiogava gli artisti, incuteva loro "terrore", come dice il Vasari, per il quale la cosa più "terribile" (cioè, più formidabile) della Volta era il Profeta Giona, perché lì "con la forza dell'arte la volta, che per natura viene innanzi girata dalla muraglia, sospinta dalla apparenza di quella figura che si piega indietro, apparisce diritta e, vinta dall'arte del disegno, ombre e lumi, pare che veramente si pieghi in dietro"».
EUR 12.35
Lettere
Picasso non si chiamava semplicemente Pablo. Quando era nato, nel 1881, era stato battezzato, secondo le usanze ridondanti della Spagna dell'epoca, con nove nomi, una carovana di appellativi che rappresenta quasi un presagio, perché non c'è stato un solo Picasso: ce ne sono stati una decina. Nella prima metà del Novecento l'artista spagnolo è stato realista, simbolista, espressionista, primitivista, è stato (con Braque) il padre del cubismo, ha ripensato il classicismo, ha interpretato il surrealismo. Questo atteggiamento proteiforme si ritrova anche nelle sue lettere, di cui il presente volume propone un'emblematica antologia. Sembra quasi che Picasso si comporti coi suoi amori sentimentali come coi suoi amori intellettuali e che, ad esempio, quel suo fuggire a Céret con Eva senza chiarirsi con Fernande, o quelle sue profferte a Marie-Thérèse mentre è in vacanza con Dora Maar, nascano dalla stessa spregiudicata libertà che lo porta a dipingere alla Ingres e alla cubista in uno stesso periodo, in uno stesso momento, in uno stesso quadro. Picasso, però, è un maestro di pittura, non di vita. E la pittura, che preferisce chiamare col nome più dimesso ma più concreto di «lavoro», non solo è la sua più grande passione, ma è anche l'unica cui sa rimanere sempre fedele. In questo senso le sue lettere ci offrono una cronaca non dei suoi amori, ma del suo amore: per l'arte.
EUR 12.35